Il granchio reale blu (Callinectes sapidus) sta causando gravi danni all’economia e agli ecosistemi italiani.
Per noi studiosi, naturalisti e biologi marini, il 2023 sarà per sempre ricordato come l’anno del granchio blu. L’invasione di questa specie atlantica all’interno del territorio italiano, che sta avvenendo mentre scrivo queste righe, è destinata infatti a rimanere nella storia delle invasioni biologiche, anche oltre i confini del Mediterraneo.
Il granchio ha invaso le “sacche” del delta del Po destinate alla venericoltura, predando le vongole, adulte e giovani, quindi impattando anche sulla produzione futura delle attività, un tempo economicamente remunerative. La situazione è critica e centinaia di posti di lavoro sono già a serio rischio. Attualmente, in collaborazione con i pescatori “scardovari”, si stanno svolgendo prelievi mirati e continui che ci forniranno dati utili sotto diversi punti di vista. Bisogna continuare a pescare, senza sosta e in modo selettivo, il temibile artropode blu, questa è l’unica arma, ad oggi, a nostra disposizione.
Tuttavia, vorrei sottolineare che il problema non è solo economico, ma anche ecosistemico. Infatti, questa specie, ormai presente nelle nostre acque da oltre 70 anni, sta danneggiando interi habitat ed ecosistemi, spesso delicati come quelli presenti all’interno di alcune oasi faunistiche, in diverse regioni italiane, e lo fa, indisturbata, da anni. Noi ricercatori facciamo il possibile per cercare di agire in modo tempestivo, non vogliamo fare allarmismo, ma spesso le tematiche legate alle specie aliene e i danni che queste possono fare all’ambiente, viene sottostimata dalle nostre istituzioni.
Servono più fondi per la ricerca e per poter fare studi e monitoraggi di lungo periodo. Solo così potremo riuscire a intervenire in modo più rapido ed efficace, e non quando ormai il grosso del danno è già stato fatto.
In conclusione, è urgente affrontare questa minaccia al nostro ecosistema e alla nostra economia, prima che sia, e in parte purtroppo già lo è, troppo tardi. Sono necessari interventi mirati e una stretta collaborazione tra ricercatori, pescatori e istituzioni.
https://www.rainews.it/tgr/sicilia/video/2023/08/granchio-blu-la-soluzione-e-mangiarlo-2a1eda9f-ddd9-4b64-918a-e53350e5cd92.html
Riflessioni:
oggi si parla molto del consumo del granchio blu come mezzo per tenere sotto controllo la popolazione in forte espansione di questa specie. Non sono contrario all’idea, anzi, come ricercatore dell’Università di Catania collaboro con il progetto UseIT dell’IRBIM-CNR di Ancona proprio per promuoverne il consumo. Tuttavia è importante non perdere di vista lo scopo principale della campagna: la continua ed efficace rimozione di questa specie aliena invasiva dall’ambiente, onde evitare ulteriori e futuri danni economici ed ecosistemici. Far entrare la specie nei mercati può certamente incentivare i pescatori a catturarlo in modo più efficace, quindi contribuisce a ridurre le popolazioni di questa specie, oltre a rappresentare una entrata economica in più per la categoria. Quindi far conoscere il granchio blu al pubblico è utile allo scopo. Attenzione però, ripeto, a non perdere di vista l’obiettivo principale. La specie va rimossa nel modo più efficace e meno impattante possibile per il nostro ecosistema e le specie autoctone, al di là dell’uso che poi ne facciamo. Il consumo, se male interpretato, può essere un’arma a doppio taglio che potrebbe addirittura favorire la permanenza di questa specie nelle nostre acque! Sono convinto che se oggi, con una bacchetta magica, fossi in grado di far sparire tutti i granchi blu del Mediterraneo non tutti ne sarebbero felici. Riflettiamo quindi…
A tal proposito, vi invito a compilare questo importante questionario che ci aiuterà a comprendere meglio alcuni aspetti socio-economici legati alla specie. Vi ringrazio per la collaborazione:
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSe_8GNLrRYckU3ahDHrsJ1AVs4khyW- 48FVPgkHOxoXmPOrzA/viewform
