Lungo il corso del fiume Amerillo nel territorio di Monterosso Almo è presente un sito di particolare rilievo storico naturalistico caratterizzato dall’affioramento di rocce riferibili all’ Eocene Medio che conservano noduli e liste di selce dall’altezza di 10/20 cm. La cospicua presenza di selce diffusa in tutta la valle spinse i fratelli Cafici ad avviare delle indagini agli inizi del XX sec. Le ricerche, svolte nei pressi del torrente Lavandaio (affluente del fiume Amerillo), portarono al recupero di diversi strumenti in selce quali lame, bulini e raschiatoi che i due studiosi confrontavano con quelli dell’industria mousteriana. Una ricognizione effettuata nell’ottobre del 2020 ci ha permesso di individuare un’insenatura caratterizzata dal passaggio di un piccolo ruscello a carattere torrentizio alimentato dalle acque meteoriche. Il terreno ricognito si sviluppa lungo le pendici occidentali di Monte Soprano su cui insiste il comune di Monterosso Almo. I pochi frammenti fittili individuati erano concentrati nella sezione a monte della strada sterrata in un’area oggetto di lavori per l’ampliamento della stessa. Le forme diagnostiche presentavano una colorazione superficiale a pigmentazione rossa che permetterebbe di collocarle alla fase finale dell’età del Rame (Facies di Malpasso) e in alcuni casi all’antica età del bronzo (Facies di Castelluccio). Recenti ricognizioni svolte nel mese di febbraio hanno permesso di attestare molti strumenti in selce e un’ascia-martello in basalto.

Lo strumento, dalla larghezza di circa 10 cm, era riposto su un cumulo di pietre appartenenti a un muro a secco franato. La presenza di un’ascia martello che trova diretti confronti con quelle esposte nel museo di Adrano avvalora l’ipotesi secondo cui la zona del fiume Amerillo veniva ampiamente sfruttata in epoca preistorica non solo per la copiosa presenza di acqua ma come cava per l’estrazione della selce. Le Cave di contrada Utra fanno parte di un sistema di siti che come scrivevano i fratelli Cafici rendono Monterosso Almo insieme alla vicina Giarratana un punto nodale per la preistoria Siciliana. Tra i siti più conosciuti ricordiamo l’ipogeo di Calaforno dove recenti scavi archeologici hanno consentito di liberare l’ingresso principale, le cave per la lavorazione della selce di contrada Scalona segnalate dai fratelli Cafici e i diversi nuclei di tombe distribuite in tutto il territorio comunale. Per un completo inquadramento topografico del sito è bene dire che esso si trova all’interno della cosiddetta valle dei mulini nei pressi del Ex molino Soprano di cui rimangano solo i ruderi. (IGM F.273 II N.O. CTR. 645100).

BIBLIOGRAFIA
– CAFICI 1928= I. Cafici, Gruppi umani preistorici sparsi lungo le valli del Lavandaio e dell’Amerillo (Province di Catania e Ragusa). Bollettino di Paleoetnologia Italiana, Roma 1928, pp. 99-124.
– LENTINI-CARBONE = F. Lentini- S. Carbone, Geologia della Sicilia II- il dominio dell’avampaese, p. 56.
– MARTINELLI 2005 = Maria Clara Martinelli, Le asce-martello e altri manufatti in pietra levigata conservati nel museo di Adrano in Tra Etna e Simeto, atti dell’incontro di studi per il 50° anniversario dell’istituzione del museo di Adrano, giugno 2005, pp.69-73.