La riserva multiforme
L’area di Vendicari, istituita Riserva Naturale Orientata nel 1984, si trova in provincia di Siracusa, a sud della città di Noto. Si tratta di un sito di natura plurima e diversificata in quanto rappresenta un oggetto di studio molto vasto e citato, perché offre spunto a indagini di tipo biologico, faunistico, naturalistico, ecologico, geologico e certamente archeologico. Segnala una grandissima varietà di fauna terrestre e marina e conserva al suo interno una folta vegetazione mediterranea. Dal punto di vista archeologico le informazioni sono varie e interessanti, ma non del tutto complete. Gli studi sull’area sono stati condotti nella maggior parte durante il secolo scorso. Delinearne un quadro complessivo e non lacunoso non è ancora possibile, ma presenteremo in ordine cronologico i reperti e le evidenze archeologiche più significative.
Vendicari: il contesto e l’antropizzazione
Gli elementi naturali che caratterizzano la riserva sono i pantani, stagni costieri paralleli alla costa, che sin dal periodo romano venivano utilizzati come saline e secondo alcune ipotesi offrivano spazio all’installazione di banchine portuali. Infatti Paolo Orsi, celebre archeologo trentino molto attivo in ricerche archeologiche nella nostra regione e a cui è intitolato il museo di Siracusa, si accorse immediatamente che la geomorfologia di Vendicari era adatta alla portualità. Caratteristica che favorì la presenza e lo stanziarsi dell’uomo, che ha inevitabilmente lasciato nel tempo tracce delle sue attività.
Vendicari archeologica
In base ai ritrovamenti effettuati possono essere associate all’incirca sei età storiche e archeologiche al sito in questione. In ordine cronologico riscontriamo: l’età preistorica, l’età ellenistica, l’età tardo-romana e bizantina, l’età ebraica e infine quella medievale e moderna. Le evidenze archeologiche più importanti verranno brevemente esposte in relazione al periodo cronologico di riferimento.
Età preistorica: l’antico insediamento
Da ricognizioni effettuate durante il 1988, sono venuti alla luce resti di una capanna circolare e di frammenti ceramici, indizi che hanno condotto all’ipotesi dell’esistenza di un antico insediamento nei pressi dei pantani Vendicari e Sichilli. Un’ analisi più rigorosa dei frammenti ha constatato la provenienza maltese di alcuni di questi, come probabile prova di un rapporto o interscambio proprio con la vicina isola di Malta.
Età ellenistica: la tonnara antica
A est della Torre Sveva, una delle aree più note e visitate di Vendicari, il rinvenimento di alcune deposizioni ha permesso di supporre l’esistenza di un piccolissimo insediamento, probabilmente connesso a quello che doveva essere l’antico stabilimento per la lavorazione del pesce (tonnara antica). Infatti sono attualmente visibili sul banco roccioso delle vasche di forma sia circolare che rettangolare, interpretate come aree in cui si effettuava la salagione del pesce, poste di fronte quelli che erano i vani che costituivano il complesso. Considerevole il reperimento anche di materiali ceramici e in bronzo, tra cui strumenti che accertano che l’area era interessata alla lavorazione del pescato, come antichi ami da pesca e un cilindretto in piombo per appesantire le reti.
Età tardo-romana e bizantina: l’insediamento di Cittadella dei Maccari e il porto
A sud della Riserva, sulla penisola rocciosa lambita a nord dal pantano Roveto e a sud-ovest dal pantano Sichilli, sorgeva quello che fu denominato: Cittadella Dei Maccari, l’insediamento bizantino.
L’abitato venne indagato da Paolo Orsi che ritrovò 4 edifici religiosi, resti di abitazioni interpretate come un piccolo centro suburbano e una necropoli con varie tipologie funerarie (in cui si attesta un modello di derivazione siriana: sepolcro a edicola con volta a botte). Inoltre alcune ricerche evidenziarono la presenza di 4 allineamenti di pietrame sulla riva occidentale della penisola, considerate banchine portuali di circa 40 metri, che quindi potrebbero attestare l’installazione di un porto. Indizi che unitamente al ritrovamento di anfore cilindriche africane attesterebbero una corrente commerciale nord-africana. Queste ipotesi tuttavia non sono ancora certificate in maniera approfondita. A tal proposito la tesi del dottor Giuseppe Avola, archeologo subacqueo che ha condotto un lavoro di ricerca su Vendicari per fornire un quadro completo dei dati, verrà a breve pubblicata e risolverà alcune intuizioni rimaste sospese o non del tutto soddisfatte.
“Età” ebraica
Su una presunta presenza ebraica a Vendicari, non si può supporre molto. I pochi, ma singolari ritrovamenti non consentono di associare al sito un periodo di dominazione di tipo propriamente ebraico. E’ probabile però che il sito sia stato parzialmente frequentato, data la conferma di una componente ebraica attestata, per via della sua capillare diffusione, nella vicina Noto. I reperti scoperti in relazione a questa fase, nelle vicinanze di due sepolcri funerari a edicola, riguardano una lucerna con la raffigurazione di due menorah (candelabro ebraico) a cinque braccia, una lastra arenaria con l’incisione di un candelabro ebraico pentalicne e un’altra in cui appaiono due candelabri ebraici a sette braccia.
Età medievale e moderna
Di piena età medievale è la Torre Sveva o anche detta Torre Aragonese, edificata sotto la volontà di Pietro d’Aragona, signore di Noto, come elemento difensivo. In quel periodo la costa orientale era infatti puntualmente minacciata dagli attacchi dei pirati saraceni. La struttura fu rimaneggiata nel tempo, ma cessò la sua attività nel XIX secolo.
Infine il complesso di più recente realizzazione è la Tonnara moderna di Vendicari, che venne costruita nel 1700. Chiusa alle attività nel secolo scorso per la scarsa ricezione nella vendita del tonno, rimane tutt’ora uno degli edifici più fotografati, le sue immagini infatti sono le più iconiche del sito. Si tratta inoltre di un ottimo esempio di archeologia industriale.
In copertina: panoramica dei complessi di Vendicari (photo F. Tiralongo)
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