I CUSTODI DEL TERRITORIO: PAOLO SESSA

Lo scrittore che conserva passato e presente dell'Etna

by Giuseppe Riggio
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Intellettuale sempre sorprendente e mai banale, Paolo Sessa, da Avola, dopo cinquant’anni di residenza a Milo, terra etnea che inala l’aria dello Ionio, ha al suo attivo decine di pubblicazioni che indagano sulla storia, la cronaca e le leggende del vulcano. Da poco è uscito “Mistero al mulino e altre storie milesi” (Algra Editore, 160 pagine), una nuova opera che conferma la reputazione di Sessa quale personaggio imprevedibile e poliedrico. A scanso di equivoci, va detto che si tratta non solo di intellettuale di spessore, ma che appartiene a quella categoria di uomini di cultura che è solito trasformare le eccellenti letture in sudore, mani sporche di fatica, amministrazione della cosa pubblica e animazione sociale. Insonne “custode” di un pezzo di Etna di cui è divenuto profondo conoscitore, a partire dalle vicende dei suoi abitanti. Scrive anche poesie, ma solo perché poi ama declamarle in piazza o su un palcoscenico, alla stregua di un Ignazio Buttitta dei nostri giorni, che componeva rime per poter parlare direttamente al cuore delle persone e per farlo non esitava a impugnare il microfono.

Paolo Sessa durante un reading di poesie

Mentre scrivo queste note, non posso fare a meno di riflettere sulla difficoltà di descrivere un intellettuale capace di passare dai racconti d’ispirazione storica del suo ultimo volume, a opere come “Suoni e voci della Commedia di Dante” o “L’influenza della voce materna sul nascituro”, costate anni di fatica e nelle quali ha profuso le sue competenze da linguista, ma anche molto altro ancora. E pur sapendo di complicare ulteriormente questo breve ritratto di un intellettuale a tutto tondo, mi corre l’obbligo di sottolineare che Paolo Sessa, laureatosi a Catania e quindi trasferitosi a Milo per amore, una volta radicatosi alle pendici del vulcano, ha interpretato in maniera talmente appassionata il suo essere cittadino di un borgo di mille abitanti da diventarne il principale animatore culturale (fondando anche una rivista, Etna Territorio), l’agguerrito difensore dell’ambiente e infine persino sindaco, mentre continuava a insegnare nel suo amato liceo di Giarre. Così gli anni in cui Franco Battiato decideva di tornare da Milano e di andare a trasferirsi proprio a Milo (erano gli anni Novanta del Novecento) sono diventati in qualche modo per il borgo anche gli anni di Paolo Sessa, forse a partire da quella volta che si trasformò in intervistatore e fu uno dei primi ad andare a cercare il “maestro” (quando ancora non era considerato tale) nella sua nuova abitazione di Milo.

Paolo Sessa durante una visita ad una neviera etnea

Il musicista gli raccontò di sé, della sua voglia di tornare in Sicilia, del rapporto complicato con il vulcano. Il resoconto della
chiacchierata lo pubblicammo su Etna Territorio e io, da compagno di avventura nella direzione della rivista, intitolai il pezzo semplicemente “Battiato è tornato a casa”. Da quel momento (era proprio il 1990) le ariose case sparse in mezzo alle vigne, con vista su mare e crateri, sono diventate certamente il “paese di Battiato”, ma anche il palcoscenico sul quale Paolo Sessa continua a muoversi con adrenalinica energia. Cambiando ruoli e livelli recitativi: ora attore, ora storico, ora dotto conferenziere. Fu produttore di cultura anche durante il periodo da sindaco, sebbene gravato da obblighi burocratici. Ma sta dando probabilmente il meglio di sé adesso, che in età matura, deve rispondere solo alla sua onestà intellettuale.

Veduta di Milo durante un parossismo del cratere sud est dell'Etna

Nelle scorse settimane ha voluto rendere tangibili i racconti del suo ultimo libro parlandone in giro per il borgo, facendone recitare brani e guidando i visitatori proprio nelle “location” dei racconti. Perché questo “Mistero al mulino e altre storie milesi” consente al “professore” (come lo chiamano tutti in paese) di parlare del passato in maniera romanzata e coinvolgente, ma partendo dai luoghi e persone reali della “sua” Milo. Una contrada che un tempo era soprattutto conosciuta per la ricchezza di acque e pertanto di mulini.
Gli spunti per i racconti riuniti nel volume vengono offerti all’autore da sdruciti documenti trovati in archivio, che elencano fatti, ma lasciandone in ombra molti altri; oppure da vecchie foto che Sessa guarda e riguarda alla ricerca di particolari minimi, desideroso di trovare elementi che possano aprire lo spazio alla interpretazione o, meglio ancora, alla intrigante rivelazione. Grazie alle pagine del libro assumono sembianze e carattere figure vissute quando avvenne il misterioso delitto di un mugnaio, ma anche i semplici personaggi del borgo, quelli che vennero insigniti di impegnativi soprannomi (un tale Alfio Nicolosi detto “Garibaldi”, ad esempio) o acquisirono ampia notorietà (Don Puddu, imprenditore delle neviere) durante l’intero corso del Novecento. La coinvolgente scrittura del “professore”, come in un teatro d’ombre, inonda di luce i profili delle donne e degli uomini che spesero le loro esistenze tra boschi e colate, commerciando neve e zappando la sabbia nera. E nel frattempo lo scrittore-custode agisce per far si che quelle vicende, nate da memoria e invenzione, abbiano ancora un presente: una macina da osservare, una neviera da ammirare. Con l’augurio che, come scrisse all’inizio del Novecento il grande attore catanese Angelo Musco in visita al paese, “prestissimo Milo sarà 2 mila!”

Nella foto di copertina Paolo Sessa alla conferenza Vini Milo

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