SI FA PRESTO A DIRE GABBIANI!

Il Golfo di Catania, un hot spot per gli Uccelli marini

by Giuseppe Rannisi
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Quando passeggiamo lungo la spiaggia, lungo il molo di un porto o, per i più fortunati, quando si veleggia, si
vedono volare degli uccelli marini, che per istinto definiamo gabbiani. Ma sono tutti uguali questi
“gabbiani” oppure appartengono a Specie, Famiglie o addirittura ad Ordini diversi? Vediamo di dare delle
indicazioni per potere riconoscere alcune specie.
Il Golfo di Catania rappresenta un hot spot per gli Uccelli marini del Mediterraneo, area quindi privilegiata
per fare delle osservazioni. In inverno sono decine di migliaia gli uccelli che migrano e molti si fermano a
svernare, grazie alla ricchezza di cibo che trovano sia a mare che a terra.
Gabbiani, stercorari e rondini di mare
Il gruppo più numeroso di Uccelli marini è rappresentato dall’Ordine dei Charadriiformes e fra questi dai
Laridi, più comunemente “gabbiani”. Sono una decina le specie diverse che si possono incontrare lungo la
costa catanese. I più comuni sono il Gabbiano Reale mediterraneo (foto 1) ed il Gabbiano comune (foto 2.).

Gabbiano reale
Foto 1 - Gabbiano reale
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Foto 2 - Gabbiano comune

Il primo, il più grande dei gabbiani, nidifica lungo le falesie delle isole circumsiciliane e da qualche anno sta
nidificando anche nelle città costiere come Palermo o Catania, sui tetti piani degli edifici. L’altra specie
molto comune è il Gabbiano comune che non nidifica in Sicilia ma lungo le coste del Nord Europa e nel
Mediterraneo settentrionale: questa specie sverna nel Golfo di Catania con una popolazione di circa 20-
25.000 individui. Ambedue le specie descritte però raramente si cibano in mare in quanto preferiscono
alimentarsi nelle discariche ed in particolare nella discarica di Grotte San Giorgio, al confine Sud del
territorio di Catania; esse hanno cioè cambiato le loro abitudini alimentari spostandosi spesso dal mare alla
terra dove trovano cibo più facilmente, anche se poi nelle rimanenti parti del giorno, al di fuori
dell’alimentazione, ritornano a mare.
Le altre specie di gabbiani che più facilmente si possono osservare sono più prettamente marine rispetto
alle prime due, e sono meno comuni. Esse subiscono maggiormente le problematiche di degrado in cui
versa il Mediterraneo. Difficilmente si possono trovare a terra come le altre due, frequentando al massimo
la linea di costa. Il Gabbiano roseo (foto 3), il Gabbiano corallino (foto 4), il Gabbiano corso (foto 5), il
Gabbiano tridattilo (foto 5), lo Zafferano (foto 6) sono tutte specie che vivono e cacciano principalmente in
mare e si fermano lungo la costa sabbiosa o nel porto di Catania soltanto per riposarsi. Lo Zafferano ha
dimensione paragonabile al Gabbiano reale ma presenta il mantello nero invece che grigio.

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Foto 3 - Gabbiano roseo
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Foto 4 - Gabbiano corallino

Non sempre è facile riconoscere le diverse specie di gabbiani specialmente quando sono giovani. Essi infatti
cambiano gradualmente negli anni il piumaggio che nel giovane è tendenzialmente bruno prima di
indossare l’abito definitivo bianco e grigio degli adulti. Alcune specie come il Gabbiano comune impiegano 3
anni per diventare adulti, altre anche 5 anni come ad esempio il Gabbiano reale. Per i neofiti si suggerisce di
iniziare col riconoscere gli adulti e dopo, con l’esperienza, ci si può impegnare a riconoscere i giovani.
Alcune specie si distinguono facilmente per il colore del becco degli adulti: rosso nel Gabbiano comune, nel
Gabbiano roseo, nel Gabbiano corallino o nel raro Gabbiano corso, giallo in altre specie.

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Foto 5 Gabbiano corso
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Foto 6 - Zafferano

Gabbiano tridattilo, Gabbianello e Zafferano sono specie che si riproducono nel nord Europa, lungo le
coste, e svernano nel Mediterraneo; le altre specie di gabbiani nidificano nel Mediterraneo settentrionale
formando colonie riproduttive nelle zone umide e qui da noi, nel Mediterraneo meridionale, si incontrano
solo in inverno.
Grazie alle temperature invernali miti e alla ricchezza di pesce del Golfo, anche molte specie di Uccelli
marini pelagici provenienti dai freddi mari del Nord raggiungono il Mediterraneo e si avvicinano alla costa,
anche se non si fermano mai a terra. Tra questi gli Stercoraridae, quali lo Stercorario Maggiore (foto 7), lo
Stercorario mezzano, il Labbo (foto 8) ed il Labbo codalunga, che sono specie che nidificano nella tundra
artica o nelle isole dell’estremo Nord.

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Foto 7 - Stercorario maggiore
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Foto 8 - Labbo e, a confronto, Gabbiano comune

Durante le migrazioni primaverili ed autunnali o in estate non è raro osservare un altro gruppo di Uccelli
appartenenti alla famiglia Sternidae, chiamate comunemente Sterne o rondini di mare (in dialetto locale
“vaiazzi”), caratteristiche per la coda forcuta da cui il riferimento alla rondine, in cui annoverare il piccolo
Fraticello, che si ferma a nidificare nelle zone umide costiere siciliane, la Sterna comune (foto 9) che nidifica
saltuariamente con solo qualche coppia così come la Sterna zampenere, e poi il Beccapesci o la più grande
Sterna maggiore (foto 10) che invece sono solo di passo, così come le diverse specie di mignattini .

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Foto 9 - Sterna comune
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Foto 10 - Sterna maggiore

Sula e Cormorano
Altra specie tipicamente nordica, appartenente all’Ordine dei Pelecaniformes, è la Sula (foto 11) chiamata
dai pescatori locali “schittuni i livanti”, che nidifica nelle alte scogliere del Nord Atlantico. Si riconosce
rispetto ai gabbiani per gli spettacolari tuffi che compie durante il volo da oltre 20 metri per immergersi e
cacciare i pesci. Piumaggio bruno quando è giovane, bianco quando è adulta, impiegherà 4-5 anni per
indossare il piumaggio degli adulti.

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Foto 11 - Sula
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Foto 12 - Cormorano

Una specie molto comune, appartenente allo stesso Ordine della Sula, e che è tipicamente costiera che
spesso si può incontrare a mare o fermo sugli scogli è il Cormorano (foto 12); si può osservare talvolta ad ali
aperte ad asciugare le penne al sole in quanto unico uccello che quando si immerge bagna le piume
essendo privo di ghiandola dell’uropigio e quindi non può cospargere il piumaggio di una sostanza oleosa
che le rende impermeabile, come invece avviene nelle specie di uccelli acquatici.
Berta maggiore e Berta minore
Altri uccelli molto più “nostri”, tipici del Mediterraneo ed interessanti da osservare sono la Berta Maggiore
(foto 13) e la Berta minore (foto 14), Ordine Procellariiformes, piccoli “albatros” presenti durante tutto
l’anno e che nidificano in primavera estate nelle piccole isole circumsiciliane, come ad esempio a Linosa

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Foto 13 - Berta maggiore
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Foto 14 - Berta minore

Come osservare gli uccelli marini
Molte specie si possono osservare lungo la costa, nei porti, alla foce dei fiumi. Le specie più prettamente
pelagiche si debbono cercare in mare. Un metodo facile per i birdwatchers quello di effettuare dei pelagic
trip, cioè delle uscite in barca a qualche miglio dalla costa durante l’inverno siciliano. Purtroppo sono poche
le barche adatte a questo tipo di attività, autorizzate cioè a trasportare turisti in inverno, che quindi non
viene sufficientemente praticata. Essa però consente delle occasioni uniche per poter osservare le tante
specie di uccelli, soprattutto quelle pelagiche che non di avvicinano a terra. Inoltre durante queste uscite è
possibile poter osservare e fotografare oltre che gli uccelli anche i mammiferi marini e più raramente anche
la Caretta caretta.
La tutela del mare
Quando parliamo di Uccelli marini parliamo però anche della salute del mare. Molte specie sono in
diminuzione, alcune anche in modo critico. Esse ci indicano i maggiori rischi a cui è sottoposto il nostro
Mediterraneo: eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche da parte dell’uomo, inquinamento dovuto alle
plastiche, agli scarichi urbani ed industriali, allo sversamento di idrocarburi, uccisioni accidentali con strumenti da pesca (bycatch), predazione di pulcini dai nidi da parte di animali introdotti (ratti, cani e gatti)
nelle piccole isole dove diverse specie nidificano, disturbo provocato dall’uomo nei siti di nidificazione,
balneazione ovunque ecc.
Occorrono modelli di sviluppo e di gestione differenti da quelli utilizzati fino ad oggi che hanno sfruttato le
risorse come se queste fossero infinite. Occorrono più aree marine protette e correttamente gestite, una
gestione sostenibile della pesca, del turismo, delle coste, un controllo dell’inquinamento e delle plastiche
ecc.

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