Per oltre 30 anni l’ospedale delle tartarughe marine di Lampedusa ha curato e protetto questi animali, a rischio di estinzione, e ogni sfida, ogni conquista è stata affrontata grazie al meraviglioso ed insostituibile impegno di tanti volontari che con generosità e determinazione hanno sostenuto nei vari anni l’impegno del nostro Centro. A Lampedusa arrivavano ogni anno centinaia di tartarughe, per essere visitate e curate, ed ogni estate migliaia di turisti venivano a visitarle il pomeriggio, quando i volontari, terminate le attività di cura e manutenzione, erano disponibili per rispondere alle domande di chi voleva sapere di più su questi rettili in estinzione.
Purtroppo a causa della perpetua mancanza di fondi e dei costi di una sede che avevano raggiunto cifre impossibili, dal 2023 il Centro ha spostato le sue attività presso Cattolica Eraclea, vicino Agrigento, mantenendo però le attività di protezione sull’isola.
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Fra le tante storie speciali, uniche ed indimenticabili delle nostre tartarughe, la più romantica e dolce è probabilmente quella della tartaruga Homerous, una tartaruga femmina di circa 20-25 anni, arrivata nel 2008 da Marsala, con una ferita ad una pinna. Quando è arrivata era affamata, mostrava una grande ferita cicatrizzata sul dorso, responsabile della lesione alla colonna vertebrale che le impediva l’uso delle pinne posteriori. Ma la nostra paziente aveva evidentemente continuato a crescere in mare, superando quel grave trauma, fino a quando, forse in una rete a strascico, un masso le aveva polverizzato una porzione dell’omero sinistro. A questo punto per la tartaruga, con l’uso di una sola pinna, era diventato difficile procurarsi il cibo, lei predatrice di pesci, calamari, meduse, conchiglie, alghe, aveva dovuto alimentarsi con le piccole cose che riusciva a catturare, lenta nei suoi movimenti, fino a quando sfinita, rimase impigliata nelle reti di un pescatore sensibile, che dopo averla recuperata, l’ha consegnata alla Capitaneria di Porto di Marsala. Affidata ad una squadra del WWF per il trasporto, è arrivata con il traghetto presso il nostro ospedale. Le radiografie hanno mostrato subito l’impossibilità di recuperare l’osso leso, e l’unica cosa che abbiamo potuto fare è stato curarla dalle infezioni che la indebolivano. Le abbiamo dato il ruvido nome di quell’osso che le impediva la libertà, nel frattempo Homerous cresceva e commuoveva i visitatori, sensibilizzando le persone alla difesa dell’ambiente e delle tartarughe marine in estinzione
Non abbiamo mai voluto arrenderci all’evidenza ed accettare il referto di tutti gli esperti che ci confermavano una diagnosi infausta. Come avrebbe potuto infatti sopravvivere la nostra tartaruga nel suo mondo marino, se non fosse stata capace di nuotare, cacciare, evitare pericoli? Eppure spesso Madre Natura sa trovare tante risorse, spesso siamo testimoni di chi ha dovuto sviluppare altre abilità per sostituire quelle che magari sono andate perse, magari a causa di un incidente, e così abbiamo deciso di provare e non rassegnarci. Homerous ha cominciato la sua “terapia riabilitativa”, ed ogni volta che le condizioni del mare lo consentivano, l’abbiamo portata a fare fisioterapia dal molo di Cala Pisana.
Quello che per molti era una buffa riabilitazione in mare, nei mesi si è rivelato invece un utile sistema per sviluppare una muscolatura alternativa che negli anni ha ridato alla nostra eroina la capacità di orientarsi, di scegliere direzione e percorsi da fare in mare aperto, come mostravano i filmati che la riprendevano in mare. Il suo nuoto era davvero migliorato, lentamente ma definitivamente Homerous aveva riacquistato la capacità di direzionarsi, decidendo lei se andare a destra o a sinistra, ma la sua velocità rimaneva davvero ridotta. Tanti volontari si sono alternati a caricare la nostra tartaruga preferita dalla sua vasca al Centro fino a Cala Pisana e viceversa, tanti le hanno nuotato dietro, scoprendo di volta in volta un miglioramento nel suo muoversi in acqua!
Abbiamo cominciato così a sognare di rilasciarla nel suo mare, ma quante incertezze sul suo futuro!
Un apparecchio satellitare (trasponder), spesso usato nella ricerca scientifica, avrebbe forse potuto seguire il
nuoto in libertà della nostra eroina, ma…
Ci è venuta in aiuto una fondazione svizzera, Octopus Foundation, che non solo ha finanziato la strumentazione per le analisi del sangue, ma anche il radiotrasmettitore e le spese per la decodificazione dei dati da parte dell’Agenzia Spaziale!
Ad ottobre 2016 il team di Octopus Foundation ci ha raggiunto a Lampedusa, e con loro abbiamo preparato la nostra tartaruga. L’ultima settimana di permanenza di Homerous nel nostro ospedale ogni giorno postavamo sulla pagina facebook del nostro Centro le immagini che raccontavano la sua storia, ed ogni foto era un tuffo al cuore. In quella settimana, Homerous è stata seguita ogni giorno da più di 12.000 persone in giro per il mondo… e finalmente è arrivata l’alba del 26 ottobre, la mattina del suo definitivo rientro in mare. Impossibile spiegare il miscuglio di sensazioni nel cuore dei volontari che per anni hanno raccontato ai visitatori la sua storia: gioia ed entusiasmo alle stelle, ma anche tanta melanconia ed ansia per il futuro incerto della nostra tartaruga.
Homerous è stata davvero magica: è riuscita a raccontarci un pezzo della sua vita lungo addirittura 7 mesi! E’ partita verso sud, poi come se ci avesse ripensato e volesse darci un ultimo saluto, è tornata verso Lampedusa, ma dopo pochi giorni ha ripreso la strada della migrazione verso il caldo ed il cibo, verso le coste africane. Ha passato l’inverno fra la Tunisia e la Libia, nuotando il 60% delle volte contro corrente! Allora è forte, allora possiamo sperare che Homerous ce la stia facendo!
Verso primavera ha cominciato a risalire verso nord, verso le coste silenziose delle isole tunisine, dove oltre 100 tartarughe ogni estate vanno a deporre… poi a fine maggio forse la batteria si è esaurita ed i segnali si sono interrotti, ma i 206 giorni in cui Homerous ha condiviso il suo nuoto con tutti coloro che si collegavano sulla mappa interattiva della pagina facebook di Octopus Foundation (dove la trovate ancora!) ci hanno fatto capire che la nostra tartaruga ha riconquistato una vita in libertà, che ha saputo trovare energie e cibo per nuotare, che ha seguito le informazioni genetiche che da milioni di anni guidano la navigazione di questi rettili ancestrali.
Homerous un po’ rappresenta anche la nostra Isola, dove la gente ha imparato a non mollare mai e ad andare avanti fiduciosa nel futuro, e rappresenta tutti i volontari che la portano nel cuore, orgogliosi di aver partecipato alla sua avventura così unica e speciale.
Octopus Foundation ha realizzato un meraviglioso e dolcissimo fumetto sulla storia di Homerous: non solo leggendo questo piccolo libricino blu si imparano tanti piccoli segreti sulla vita delle tartarughe marine e sulla nostra isoletta, ma ci si immerge in un mondo liquido di serenità e magia!
Lampedusa Turtle Group!
Chissà intanto lei dov’è, buona fortuna bellissima Homerous, che ti sia dolce il navigare fra questi mari e grazie per quanto ci hai fatto apprendere!