Il fascino degli ambienti fluviali-torrentizi è unico, generatore nell’animo umano di un equilibrato mix di sensazioni ed emozioni, anche antitetiche, che spaziano dalla pacifica calma dei periodi di magra all’irrequieta e prepotente energia dei momenti di piena. Da questo punto di vista, il territorio siciliano presenta alcune meravigliose eccellenze paesaggistiche e naturalistiche come il Parco Fluviale delle Gole dell’Alcantara e la Riserva di Cavagrande del Cassibile. A queste si aggiunge a pieno titolo il Parco Fluviale delle Cascate delle Due Rocche, già Sito di Interesse Comunitario dei Monti Barracù, Cardellia, Pizzo Cangialosi e del Torrente Corleone.
Il Parco ricopre una superficie di circa 18 kmq ed è situato poco fuori il centro abitato di Corleone, in provincia di Palermo. La sua formazione è strettamente legata all’azione erosiva esercitata dal Torrente Corleone, affluente del Belice Sinistro, il quale, solcando le rocce affioranti, ha dato origine ad un canyon fluviale e ad un salto di quasi 10 metri alla base della quale è stata erosa una “marmitta”, ovvero una piccola depressione profonda circa un metro e mezzo nel punto più basso e larga circa cinque, dovuta appunto all’azione erosiva dell’acqua che cade con grande energia dalla parte sommitale della cascata.
Le strette e ripide pareti del canyon sono interamente incastonate in un litotipo caratteristico della zona, ovvero nelle Calcareniti glauconitiche di Corleone. Sulla base della datazione dell’abbondante contenuto fossilifero, tra i quali denti di squaloidi (Carcharadon Megalodon (Agassiz)), si ritiene che queste rocce si siano formate nel Miocene (Epoca) e più precisamente nell’intervallo Burdigaliano – Langhiano (Piani), tra i 20,4 e i 13,8 milioni di anni fa, in un ambiente di mare da poco profondo fino ad un massimo di 100 metri.
Questo tipo di roccia affiora estesamente in tutto in comprensorio del centro abitato di Corleone ma, grazie all’azione erosiva dell’omonimo torrente, è proprio nei pressi della Cascata delle Due Rocche che è possibile osservare queste rocce in sezione. Qui questo pacco roccioso si presenta con una giacitura praticamente orizzontale degli strati e con una colorazione della roccia inalterata che va dal bruno al verdastro. Quest’ultima tonalità è dovuta all’abbondante presenza della glauconite, un minerale appartenente alla famiglia delle miche che si presenta tipicamente in aggregati sferici e che si forma in ambienti di mare basso, a conferma del paleo ambiente di formazione di queste rocce.
Il regime torrentizio del T. Corleone risente del dato pluviometrico locale con prolungati periodi siccitosi connessi a portate del fiume ridotte al minimo alternati a periodi di piena, concentrati tra Novembre ed Aprile, strettamente connessi ad eventi meteorici importanti. Il greto del fiume rispecchia il carattere torrentizio del corso d’acqua in quanto è caratterizzato dalla presenza di sia di materiale a granulometria fine, eroso, trasportato e sedimentato durante i periodi di bassa portata del fiume e sia da ghiaia e blocchi, taluni di dimensioni nell’ordine di decine di centimetri, strappati dalle pareti calcarenitiche delle aree circostanti e trasportati più a valle, testimonianza della grande energia del torrente durante i periodi di piena dello stesso.
Il sito delle Cascate delle Due Rocche, oltre agli interessanti aspetti geologici e geomorfologici, presenta caratteri di pregevole valore anche sotto l’aspetto naturalistico, paesaggistico e culturale rappresentando una vera e propria piccola isola ecologica.
La vegetazione spontanea, erbacea ed arbustiva, che cresce rigogliosa all’interno del parco, è costituita perlopiù da specie affini all’ambiente montano rupestre ed è rappresentata principalmente da diversi generi di orchidee (Orchis brancifortii e Orchis quadripunctata), Iris pseudopumila e Nerium oleander oltre a Anthemis cupaniana, Brassica villosa, Tamarix gallica, Silene sicula ed altre specie botaniche.
Dal punto di vista faunistico, l’area del parco è abitata da rettili quali la lucertola campestre (Podarcis siculus) e la lucertola siciliana (Podarcis waglerianus) oltre alla vipera comune (Vipera aspis). Da anfibi quale il rospo smeraldino siciliano (Bufotes boulengeri siculus) e dal gheppio comune (Falco tinnunculus), rapace che nidifica nelle pareti aggettanti del canyon e che esercita, insieme alla vipera, un azione di controllo sulla crescita della popolazione di roditori come leporidi e topi i quali, in assenza di predatori, sarebbe incontrollata.
Il torrente Corleone e le Cascate delle due Rocche non hanno impattato solamente sull’idrografia e nella natura del luogo, ma hanno avuto interazioni anche con le popolazioni che nel tempo hanno abitato il comprensorio corleonese. Già i saraceni, nel decimo secolo, conoscevano bene questo salto dell’acqua e costruirono un rudimentale ma efficiente acquedotto in stile romano, di cui oggi è possibile scorgerne i ruderi all’interno del parco, per convogliare le acque verso la zona abitata. Al XIII secolo risalgono invece la costruzione dei due mulini che si trovano in prossimità della cascata e che è possibile visitare grazie ai recenti lavori di recupero delle amministrazioni locali. Queste due costruzioni si trovano uno a monte (Mulino superius) ed uno a valle (Mulino inferius) del salto ma erano collegati da un unico sistema di canalizzazione e chiuse che convogliavano le acque e la loro energia per alimentare gli ingranaggi delle mole.
Attraverso un sentiero ben curato e mantenuto è possibile fare delle gradevoli escursioni le quali, partendo dal ponte saraceno che attraversa il greto del fiume, conducono dalla parte inferiore della cascata a quella superiore. Lungo questa camminata di medio-bassa difficoltà è possibile ammirare le maestose pareti del canyon ed i pregevoli caratteri naturalistico ambientali.