LA MIGRAZIONE DEGLI UCCELLI NELLA SICILIA SUD-ORIENTALE
UN PONTE FRA EUROPA E AFRICA
Uno degli aspetti principali che riconosciamo al mondo degli animali è la loro mobilità. Se è vero che questo carattere si presenta in modo diverso nei vari gruppi zoologici, è anche vero che nessun animale è immutabilmente legato al proprio ambiente (Dorst, 1976).
È senz’ombra di dubbio negli uccelli che questa mobilità presenta le migliori caratteristiche tanto da permettere a questa classe di effettuare ampi spostamenti da un emisfero ad un altro non una sola volta nell’arco della loro vita ma, bensì, anche due volte nel corso di uno stesso anno (Cilea, 2005).
Questi spostamenti, che avvengono periodicamente nell’arco della vita degli uccelli, prendono il nome di migrazione. Sotto il punto di vista etimologico, “migrazione” è una parola latina e significa: “Passare da un luogo ad un altro”.
Ed ecco che gli uccelli migratori, per passare dal sito di nidificazione, genericamente individuato con l’Europa settentrionale al sito di svernamento (cioè dove passeranno il periodo invernale), in genere corrispondente con l’Africa e in particolare con la porzione sub-sahariana del continente, utilizzano dei corridoi di migrazione.
Il fenomeno delle migrazioni coinvolge aree geografiche molto ampie, e interessa tutti quei territori –terrestri e marini comprensivi del soprastante spazio aereo – situati lungo le cosiddette flyways (rotte migratorie).
Fra Europa e Africa esistono numerose flyways, ma tre rivestono il ruolo principale nella migrazione degli uccelli, funzionando da collegamento fra i due continenti. Queste rotte, che corrispondono ad ovest con lo Stretto di Gibilterra, ad est con il Bosforo e nella parte Centrale con il corridoio italiano e poi il Canale di Sicilia, costituiscono, di fatto, una sorte di ponte per gli uccelli fra i siti di nidificazione e quelli di svernamento (AAVV, 1991).

In questo contesto si posiziona la Sicilia che rappresenta, per la sua posizione geografica, un ponte naturale tra Europa e Africa. La Sicilia, costituisce, nel suo complesso, una direttrice della massima rilevanza per un’ampia gamma di specie e contingenti vastissimi di migratori che si confrontano con il superamento della barriera ecologica rappresentata dal bacino del Mediterraneo.
Di grande interesse per la conservazione di numerose specie di uccelli sono le aree umide, le penisole e tutti quei siti, posti nella Sicilia sud-orientale che rappresentano, in autunno, l’ultimo luogo di sosta prima della grande traversata del mediterraneo e, in primavera, il primo luogo di sosta dopo aver trasvolato i lungo braccio di mare che divide il nord Africa dalle coste siciliane.
L’avifauna siciliana conta circa 410 specie diverse (Corso, 2005); di queste, solo una parte è stabilmente residente nell’isola. Una maggior parte invece fanno registrare la loro presenza solo in determinati periodi dell’anno. Non sempre gli uccelli che sono numerosi nel passo primaverile, lo sono anche in quello autunnale e viceversa. Questo ci indica che le rotte utilizzate in direttrice N/S, per aspetti vari, come quelli climatico-atmosferici, sono diversi per quelli S/N.
La Sicilia sud-orientale presenta alcuni degli hotspot più interessanti di tutta Italia per osservare specie in migrazione, svernanti, nidificanti e per quelli residenti nella nostra regione. Fra queste zone rientrano le aree umide costiere. Queste costituiscono ambienti con elevata diversità ecologica, notevole produttività, caratterizzati da una considerevole fragilità ambientale e dalla presenza di specie ed habitat che risultano fra quelli maggiormente minacciati a livello globale. Oltre ad essere dei serbatoi di biodiversità, questi ambienti forniscono un’elevata quantità di servizi ecosistemici, quali la regolazione dei fenomeni idrogeologici o la fissazione del carbonio presente nella biosfera, con conseguente mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici (http://sgi1.isprambiente.it/zoneumide/).
Va segnalato purtroppo che si è assistito, in varie epoche, alla riduzione delle aree umide a livello globale, con il restringimento drastico degli ambienti e delle forme di vita adattate ad essi adattatesi, facendo sì che oggi anche le più piccole zone rappresentino un importante serbatoio per la sopravvivenza di numerose specie (Cilea, 2017). Si stima che in epoca romana le aree umide ricoprissero il territorio italiano per circa 3.000.000 di ettari, pari al 10 % della superficie nazionale. Gli interventi di bonifica hanno nel tempo ridotto questi importanti ecosistemi fino ad arrivare, all’inizio degli anni ’90, a circa 300.000 ettari, cioè 1.1 % del territorio dell’Italia (Cuizzi et alii, 2005).

Altre aree di interesse ornitologico della Sicilia Sud-Orientale per l’osservazione di uccelli in migrazione, sono le Penisole e le piccole isole. Aree come La Penisola Magnisi, la Penisola della Maddalena e ancora l’Isola di Capo Passero, anche se di ridotte dimensioni, allungandosi dalla costa danno la possibilità a decine di piccoli uccelli passeriformi di trovare in questi lembi di terra aree naturalistiche che offrono loro ospitalità per soste più o meno lunghe, durante le loro migrazioni. Queste aree diventano approdi sicuri soprattutto in condizioni atmosferiche (Canale, 2012). Pertanto questi lembi di terra, offrendo le risorse alimentari per il proseguimento del lungo viaggio, rivestono un ruolo importantissimo nella conservazione di questi uccelli. Gli uccelli migratori, infatti, hanno l’esigenza di sostare per incrementare lo strato adiposo e, quando necessario, effettuare periodi di sosta per evitare situazioni atmosferiche critiche (Berthold, 2000). Dunque la presenza di adeguate aree di sosta (stopover sites) lungo il tragitto è una condizione di vitale importanza, senza la quale la maggior parte dei migratori non riuscirebbe a terminare il lungo viaggio (Bairlein, 1988; Jenni, 1996; Simon et al., 2000).
Molti uccelli migratori, siano essi acquatici o passeriformi, trovano nelle aree umide e nelle penisole e nelle isole poste nella Sicilia sud-orientale, l’ultimo luogo di sosta prima della grande traversata del Mare Mediterraneo (durante la migrazione post-riproduttiva) e il primo luogo di sosta dopo aver attraversato il Mediterraneo nel viaggio di ritorno verso i siti di nidificazione. Pertanto, proteggere e curare questi siti non è di vitale importanza per la sola fauna locale, ma riveste un ruolo di primaria importanza per la conservazione di importanti popolazioni di uccelli di vaste aree del continente euroasiatico.
Queste aree hanno un ruolo di primaria importanza anche per la nidificazione di numerose specie di uccelli. Alcune di queste sono residenti (cioè vivono stabilmente nell’area), altre arrivano nel periodo primaverile per la deposizione e l’allevamento dei giovani nati per poi far ritorno nelle aree di svernamento. Ed è proprio durante il periodo invernale, in cui gli animali sono raggruppati in stormi e meno mobili di altre stagioni, che avvengono i censimenti.

Uno dei progetti internazionali che consente una valutazione delle popolazioni degli uccelli acquatici europei è il Censimento degli uccelli acquatici svernanti. In Inverno le popolazioni degli uccelli del Nord Europa si concentrano nelle zone umide del Sud Europa e del Nord Africa: a gennaio si cominciano a formare le coppie e si preparano per partire verso i quartieri di nidificazione del Nord. Scatta così un imponente monitoraggio, coordinato in Italia da ISPRA, effettuato da esperti ornitologi in tutte le zone umide in modo da censire annualmente le popolazioni delle specie acquatiche presenti. Ciò consente di stimare le popolazioni di uccelli acquatici annualmente presenti nel mese di gennaio, di definire i loro trend, identificare l’importanza nazionale e locale delle zone umide e quindi individuare strumenti di tutela sia per le specie quando vengono rilevati negli anni dei trend di diminuzione preoccupanti, quali ad esempio la chiusura della caccia, che per salvaguardare quelle zone umide che sono focali per la tutela delle specie.
Informazioni generali sul progetto e i documenti finora prodotti sono reperibili su:
www.isprambiente.gov.it/it/temi/biodiversita/lispra-e-la-biodiversita/attivita-e-progetti/progetto-iwc-italia
e su www.infs-acquatici.it.
La Sicilia sud-orientale, così, riveste un ruolo fondamentale nella conservazione di numerose specie di uccelli del vecchio continente e, per il numero delle specie presenti e per l’importanza che il sito riveste nelle migrazioni da e per il continente africano di numerose specie avifaunistiche, l’intero sito rientra a pieno titolo fra i santuari ornitologici dell’area mediterranea; la conservazione e la valorizzazione dell’intero comprensorio, diventano allora un obbligo di tutti noi per permettere, anche alle future generazioni, di godere dello splendido spettacolo della migrazione e, molto più semplicemente, dei canti e dei colori dei tanti uccelli che vivono intorno a noi.
Fabio Cilea e Giuseppe Rannisi

Bairlein F., 1988. How do migratory songbirds cross the Sahara? TREE 3: 191-4.
Berthold P., 2000. Bird Migration: A General Survey. Oxford University Press.
Cilea F., 2005 – Meraviglie Palustri – Le aree umide della provincia di Siracusa – Lombardi Editore.
Cilea F., 2017 – Monitoraggio delle Specie Ornitiche della Rno Saline Di Priolo Il Fraticello (Sternula Albifrons. Università di Catania)
Corso A., 2005 – Avifauna di Sicilia. L’Epos
Cuizzi A., Casale F., Viaroli P., Bartoli M., Bolpagni R., Longhi D., Tomaselli M., Fracasso G., 2005 – Gestione delle zone umide e conservazione attiva degli Habitat e delle specie di Importanza Comunitaria – Progetto LIFE Natura 2000/It/7161 delle Paludi di Ostiglia.
Dorst J., 1976 – Le Migrazioni degli Uccelli – Editoriale Olimpia.
Jenni L., 1996. Ecophysiology of energy storage and energy utilization in birds during migration. Habil. Schr., University of Zurich.
Simons T. R., Pearson S.M. & Moore F.R., 2000. Application of spatial models to the stopover ecology of trans-gulf migrants. Studies in Avian Ecology, 20: 4-14.