<< Nicola Burrafato, ragioniere di Vittoria, diplomato nel ’99, 100/100, con la moglie Natalina Firrincieli, anch’ella ragioniera, anni 37, due figli, Rosario 16 anni e Luisa 11, vive in un appartamento: due camere, un bagno, soggiorno con angolo cottura, di 65 mq, per il quale paga un affitto di 450 € mensili.
Nicola si alza ogni mattina alle cinque per andare a lavorare al mercato ortofrutticolo locale, stipendio 1600 €/mese, per organizzare la spedizione dei camion per il trasporto del pomodoro: due a Milano, uno a Palermo, uno a Enna e tre a Catania, che devono partire entro le otto del mattino.
Natalina non è riuscita a trovare lavoro, si occupa della casa, del marito e dei figli. Nel tempo che avanza realizza ricami all’uncinetto per un negozio di biancheria.
Dalle otto fino alle 13, al mercato, Nicola si deve occupare del pomodoro in arrivo dalle aziende e dai piccoli agricoltori, pagare loro il prezzo corrente di mercato della giornata e immagazzinare il tutto in attesa della spedizione dell’indomani.
Alle 14 la giornata lavorativa di Nicola non si è ancora conclusa. Nel pomeriggio torna al lavoro nei campi di parenti e amici dove si occupa, secondo la stagione, della raccolta delle mandorle, delle carrube, delle olive. Una volta a casa trova anche il tempo per tenere la contabilità di due artigiani, un costruttore e un idraulico, per la loro dichiarazione dei redditi, le paghe dei dipendenti e le fatture dei clienti.
Natalina e Nicola sono anche due ambientalisti convinti. Sanno perfettamente che le risorse energetiche fossili sono la causa dell’inquinamento ambientale e del surriscaldamento della Terra e dei mutamenti del clima.
Insieme ai figli non perdono mai un’occasione per partecipare alle manifestazioni o agli eventi in favore della tutela del loro territorio, e sono consapevoli della necessità di uno sviluppo sostenibile per il bene del pianeta e delle generazioni future.>>
Spesso, nell’immaginario collettivo, ricorre l’idea di un orgoglio tipico dei siciliani.
Quasi come se l’orgoglio potesse essere appannaggio esclusivo degli abitanti di una regione.
Non si tratta di orgoglio ovviamente. Il siciliano medio è perfettamente consapevole della grandezza di Archimede, di Renato Guttuso, di Leonardo Sciascia, di Antonio Zichichi, di Salvatore Quasimodo, di Giorgio La Pira, di Luigi Pirandello e di tanti altri illustri artisti, scienziati e letterati figli di questa Sicilia. Ma non per questo intende accreditarsi alcun merito indebito.
Il talento non è una merce che si acquista al mercato.
La stragrande maggioranza dei siciliani sa benissimo che, per vivere onestamente, serve lavorare con impegno evitando scorciatoie.
È vero però che anche i meno fortunati si ammantano di sicilianità ostentando un orgoglio utile solamente a camuffare un complesso d’inferiorità, anch’esso assolutamente ingiustificato.
Quello che conta veramente è la stima che l’Uomo nutre per se stesso, la sua resilienza e quanto riesca a contare sulle proprie capacità.
Nel mondo di oggi ormai è difficile riuscire a realizzarsi senza un appoggio e senza conoscenze.
Ed ecco che in questi casi si trova subito un “amico” o un “santo protettore“ disponibile a spendere una buona parola per la tua causa. La cosiddetta classe dirigente è sempre pronta a proteggere coloro i quali possono costituire un ottimo serbatoio di preferenze utile a garantirgli la rielezione alle prossime consultazioni. È un cane che si morde la coda perché lo stato di malessere viene legittimato, e l’affrancarsi da esso acquista valore di merce di scambio, garantendo la continuità del potere a chi ha interesse a mantenere una posizione di prevalenza.
Essere siciliani oggi richiede più coraggio che orgoglio.
Non ha senso usare la sicilianità come carta di credito. È più importante far conoscere a tanti come realizzarsi facendo leva esclusivamente sulle proprie forze senza usare tecniche maleodoranti, promuovere sviluppo sostenibile e cercare di rendere consapevoli tutti della bellezza che ci circonda.