Gli iblei sud-orientali presentano numerose escavazioni rupestri realizzate a partire dalla Preistoria.
Nella roccia infatti sono state scavate tombe, impianti di produzione, case e addirittura “condomini”!
A quest’ultima tipologia appartengono i cosiddetti “Ddieri” diffusi su tutto il territorio ibleo il cui nome potrebbe derivare dall’arabo ad-diyar, cioè casa.
I Ddieri sono un tipo particolare di architetture in negativo distribuite su più livelli, collegate da cunicoli, gallerie, ma anche da una viabilità verticale interna dettate forse da esigenze di difesa, o da esigenze legate a forme di eremitismo con la creazione di veri e propri cenobi ricavati nella roccia per via di levare. Esempi importanti di Ddieri, nel modicano sono certamente il “Convento” e il “Castello” (fig.1) di Cava d’Ispica dove, soprattutto nel secondo, dei pozzi permettevano dei collegamenti tra i vani (fig. 2).
Attribuibile a questa tipologia è anche il complesso situato presso contrada Caitina a Modica, dove alcuni ambienti sono stati ricavati ampliando delle tombe preistoriche a grotticella artificiale e la sua struttura a filari sovrapposti e difficili da raggiungere, ricorda molto le Rutte Pirciate di Scicli, ma anche il citato Castello di Cava d’Ispica.
Nel territorio di Scicli oltre alle citate Rutte Pirciate, il toponimo “Loddieri”, in prossimità del tratto finale del torrente di Modica (Motykanos) fa ipotizzare l’esistenza di escavazioni del tipo dei Ddieri, ma certamente il meno conosciuto tra i supposti Ddieri sciclitani è il cosiddetto “Steri” di Scicli (fig. 3), che tipologicamente richiama ancora una volta al Castello di Cava d’Ispica.
Questo luogo suggestivo che domina dall’alto la cava di Santa Maria La Nova, fu utilizzato fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando la terrazza superiore fu utilizzata come postazione di vedetta.
Per comodità di studio lo Steri è stato diviso in tre differenti livelli, dove vi è una maggiore presenza di evidenze archeologiche, di seguito analizzate.
Tre le fasi più importanti:
- L’età del bronzo Antico, per la probabile presenza di tombe a grotticella artificiale, poco rintracciabili per via di rimaneggiamenti moderni;
- L’epoca tardoantica, testimoniata da alcuni nuclei di tombe ancora visibili;
- L’epoca contemporanea, con la presenza di abitazioni rupestri, rimaneggiate nei secoli.
Il primo livello dello Steri è formato da quattro ambienti, il cui ultimo utilizzo fu abitativo, infatti nel primo vano vi sono stucchi e decorazioni dei primi del Novecento, all’interno di una struttura simile ad un alcova. Qui si distinguono due strati di intonaci: il primo su sfondo azzurro nella parte alta della parete (fig. 4) e bruno nella parte inferiore. Il secondo strato si caratterizza, invece, per una colorazione bianca che ricopriva le decorazioni di cui sopra. Sempre all’interno del vano citato vi è un “pozzo” interno che comunica con illivello superiore.
Qui vi sono anche nella parte alta del soffitto delle nicchie che farebbero pensare alla presenza di un soppalco (fig. 5), oggi non più esistente, oltre ad un magnifico affaccio sulla cava, fino a qualche decennio fa chiuso da un muro a secco.
Gli altri tre vani sono comunicanti ed anche qui è possibile notare la presenza di strutture piuttosto recenti, come alcune mangiatoie che indicano l’uso dell’ambiente come riparo per gli animali.
Per molti di questi ambienti si potrebbe anche ipotizzare un precedente uso come piccoli nuclei tombali per la presenza di formae (tombe) sul pavimento che nei livelli superiori sono meglio visibili. Allo stato attuale non è possibile avere una conferma di quanto scritto, perché vari rifacimenti nei secoli hanno portato ad un rialzo del piano di calpestio, poi ricoperto da un pavimento in basolato.
Il secondo livello, formato da quattro ambienti, è quello più interessante dal punto di vista archeologico, per la presenza di alcuni piccoli nuclei di tombe sulle pareti ancora intatte con arcosoli e loculi.
Anche nei vani di questo livello, utilizzati in tempi recentissimi, non è possibile escludere la presenza di formae sul pavimento. Qui risulta suggestiva la presenza di quella che dovette essere un’unica abitazione divisa su due livelli (elemento tipico dei Ddieri), con ancora la presenza di nicchie, probabilmente usate come mensole, ricavate nella roccia.
Il terzo livello comprende la grande terrazza lunga 15,90 m e larga 8,30 m, usata durante la Seconda Guerra Mondiale. A pochi metri da questa vi è un piccolo nucleo catacombale trasformato in abitazione rupestre. Tracce di loculi sono però ancora evidenti nella parte sommitale dell’ingresso (fig. 6).
Il complesso dello Steri rappresenta di certo una opportunità per il patrimonio archeologico sciclitano e ci si augura che in futuro si possa migliorarne l’accessibilità e lo si valorizzi sì da restituire alla città un ennesimo tassello della sua identità.
BIBLIOGRAFIA
MESSINA M. 1994 = A. MESSINA, Le chiese rupestri del Val di Noto, Palermo 1994;
SAMMITO A.M. 2008 = A.M. SAMMITO, Insediamenti rupestri negli iblei: note storiografiche, in Atti del Convegno “Sicilia sotterranea”, 9-10-11 Maggio 2008, pp.55-59.