ORTI URBANI A RAGUSA: UN ESPERIMENTO SOCIALE DI SOLIDARIETA’ E SOSTENIBILITA’

La Vallata Santa Domenica prima tappa del percorso dell'Ecomuseo CARAT

by Paola Schininà
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Il progetto degli orti urbani per la vallata S. Domenica nasce da un percorso di condivisione e di collaborazione con la comunità attiva di Ragusa che ha partecipato e creduto nella realizzazione del progetto Ecomuseo, proposto all’amministrazione comunale nell’anno 2019.
Da allora ad oggi grazie a incontri e scambi con i cittadini oltreché attraverso la compilazione di circa 150 questionari pubblicati on line sul sito dell’ecomuseo C.A.R.A.T, si è giunti all’idea di riqualificare la vallata S. Domenica, abbandonata all’incuria e al degrado, attraverso interventi economicamente sostenibili per recuperarne il valore storico e ambientale con un’attività innovativa per la città, educativa e sociale.
Così la scelta del sito dove realizzare gli orti urbani non poteva che riguardare il polmone verde del centro storico di Ragusa, sia per la continuità storica dei luoghi, da sempre destinati alla coltivazione, sia per incentivare, in aree che attualmente manifestano i maggiori disagi, una forte volontà d’inclusione sociale, creando luoghi d’integrazione capaci di sensibilizzare la comunità al rispetto dell’ambiente e a una sana alimentazione.
L’orto urbano, promuove lo sviluppo sostenibile, crea reti economiche solidali, dimostrandosi una pratica capace di favorire la riscoperta dei legami sociali tra le persone.
E’ uno strumento per combattere il degrado in specifiche aree, che possono essere riqualificate in breve tempo, aiuta l’ambiente e fa bene allo sviluppo economico e sociale del territorio, promuove la biodiversità e porta sulla nostra tavola prodotti biologici e senza pesticidi.
Tale progetto rappresenta la sintesi dei principi su cui l’ecomuseo stesso si basa: riconoscere e valorizzare le risorse storico-culturali ed ambientali dei luoghi, le loro tradizioni ed i saperi antichi, con un’attenzione orientata alla salvaguardia dei beni, promuovendo le risorse mediante nuove forme organizzative sul territorio, che contribuiscono a sviluppare la coesione socio-culturale ed a rafforzare le economie locali.

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Fig. 1 - Scorcio sulle terrazzate adibite ad orti

Gli orti realizzati nella vallata S. Domenica sono orti urbani condivisi: la tipologia più diffusa e comune di orti urbani, dove più persone interessate alla coltivazione di un orto condividono spazi (il terreno) e risorse (impianti e attrezzature), in questo caso resi disponibili dall’amministrazione comunale.
Tale tipologia di orti rende più accessibile l’attività agricola a tutti coloro che abitano in città, ne abbattono i costi e consentono la coltivazione anche a chi non dispone di un proprio terreno.
Nello specifico, la realizzazione degli orti urbani ha riguardato un’area paesaggisticamente vincolata di circa 2.200 mq distribuita lungo sei terrazzamenti che dalla quota d’ingresso su via Natalelli giungono fino al piano della vallata, collegati tra loro ed accessibili attraverso un’esistente sistema di scale in pietra sul versante sud e, con pendio a degradare sul versante nord, sino all’ultima terrazzata.
Il terreno è suddiviso in 23 lotti di 32 mq circa assegnati, tramite bando pubblico della durata di un anno e rinnovabile, a privati che lo coltivano per uso personale e che si prendono cura delle parti comuni quali i frutteti e i sentieri. Ai proprietari è stata inoltre data la possibilità di usufruire gratuitamente dell’acqua necessaria, dell’illuminazione, di vasche di compostaggio e di un sistema di videosorveglianza.

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Fig. 2 - Sequenza di lotti coltivati ad orto

Alla coltivazione degli orti si affianca l’attività delle api ospitate nell’area dedicata, da progetto, alle arnie e affidata all’associazione Dea Iblea.
Sappiamo bene che senza il lavoro delle api, efficacissime impollinatrici, le coltivazioni agrarie non avrebbero modo di diffondersi e la nostra stessa sopravvivenza sarebbe in pericolo, visto che circa il 70 per cento delle piante commestibili abitualmente consumate dall’uomo dipendono dall’azione impollinatrice degli insetti pronubi, tra i quali l’ape è in assoluto il più efficiente.
Attraverso il loro stato di salute possiamo, inoltre, misurare il grado di salubrità del territorio in cui vivono segnalandoci il livello d’inquinamento ambientale e inducendoci a fare scelte mirate in difesa del nostro habitat.
Dalla scalinata che costeggia l’area destinata agli orti urbani è possibile procedere lungo il sentiero che attraversa l’intera vallata e conduce sino a Largo S. Paolo, antico quartiere di Ragusa Ibla, creando così un alternativo collegamento pedonale tra Ragusa Superiore e Ragusa Inferiore attraverso una suggestiva passeggiata che si snoda sotto i tre ponti di Ragusa, lungo il torrente, attraverso le cave di pietra calcarea, le “carcare” (antichi forni per la preparazione della calce
viva), i mulini, gli orti conclusi e i lavatoi.

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Fig. 3 - Scolaresca in visita agli orti urbani

L’ ecomuseo C.A.R.A.T. e tutta la comunità attiva che lo accompagna hanno lavorato per tre anni alla diffusione della conoscenza di questi luoghi per lo più dimenticati dai cittadini o mai conosciuti, ma che in passato hanno rappresentato fortemente l’identità della comunità locale quali luoghi di lavoro e di produzione.
Le numerose attività svolte hanno avuto l’obiettivo di “innescare percorsi di crescita culturale delle comunità locali, creativi ed inclusivi, fondati sulla partecipazione attiva degli abitanti e la collaborazione di enti e associazioni, perché l’ecomuseo vive a prescindere dalle collezioni, esiste perché lavora partendo dalla centralità di un patrimonio che sono le persone, studiando la loro sensibilità e motivandone i propositi” (Documento strategico degli ecomusei italiani, 2016).

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Fig. 4 - La vita delle api spiegata ai bambini.

Quanto realizzato è stato rafforzato dall’unicità morfologica del luogo, dalle sue peculiarità paesaggistiche e dalla possibile fruizione di ampi spazi verdi naturali che insistono sull’ambiente urbano: la vallata come “cerniera” del territorio, elemento di congiunzione tra due centri storici e non come elemento divisorio, ostacolo da superare, ma come incentivo per risvegliare una coscienza unica dello spazio urbano. La cava diventa, così, la quinta scenografica, il contenitore/territorio in cui inizia la narrazione degli antichi mestieri, della storia della vita quotidiana e del lavoro degli abitanti della città.

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