Si può ricostruire l’esperienza umana di chi visse la catastrofe del terremoto del Val di Noto nel 1693?
A Noto, al Museo Civico, indossando degli appositi visori, si può essere catapultati nelle vicende della città pochi istanti prima della sua distruzione.
Il terremoto del 1693
L’11 gennaio 1693, intorno alle 20:30 ora locale (corrispondenti alle 13:30 di oggi) la regione del Val di Noto, nel sud-est della Sicilia, fu colpita da un fortissimo terremoto, che secondo l’Istituto Nazionale di Vulcanologia (INGV) ha avuto un’intensità di 11 gradi della scala Mercalli (oggi si direbbe di Magnitudo 7,3 della scala Richter).
Il sisma era stato preannunciato da un’altra forte scossa il 9 e da una la mattina dell’11 stesso. Danni ingenti sono stati segnalati ovunque, ma la scossa delle 13:30 è stata devastante: quasi 70 centri urbani sono stati parzialmente o interamente distrutti e circa 60.000 persone sono morte.
Catania, la città più grande, è stata la più colpita, perdendo 16.000 cittadini su una popolazione stimata di 20.000. Tra le città, Noto fu gravemente danneggiata e, infine, abbandonata (da qui la denominazione di “Antica”), per ricostruire altrove la città che oggi conosciamo, ricostruita in quello stile tardobarocco che ha valso l’iscrizione di Noto e delle altre città nella World Heritage List dell’UNESCO nel 2005.
Nel 1693 Noto Antica era una città ricca, abbellita da numerosi palazzi nobiliari, 56 chiese, 11 conventi e 8 monasteri; era circondata da mura e dominata da un imponente Castello, abitata da oltre 12.000 abitanti.
Il terremoto fece oltre 2.000 morti, ma tra fame, carestia e pestilenza, la popolazione si ridusse ben presto a 6.000 abitanti.
Oggi sono visibili porzioni delle mura e del Castello, con la chiesa normanna di San Michele, mentre i desolanti resti di chiese e palazzi le hanno valso il soprannome di “Pompei siciliana”.
Noto VR 1693: Il giorno della paura
Il progetto di una esperienza virtuale immersiva è stato realizzato, su incarico del Comune di Noto, da AppTripper di Sebastiano Deva con la consulenza della scrivente per il progetto editoriale, e nasce dall’idea di ricreare gli ultimi istanti di Noto Antica, visti con gli occhi dei protagonisti e sulla base di riferimenti storici e scientifici.
Il progetto avrebbe dovuto coinvolgere sia la comunità scientifica che la comunità patrimoniale di Noto.
Abbiamo dunque istituito un Comitato scientifico (composto da storici ed esperti locali, architetti dell’Università di Palermo, vulcanologi dell’INGV, archeologi della Soprintendenza di Siracusa e dell’Archeoclub, nonché altri esperti nel campo della moda, del costume e dell’arredamento dell’epoca 1 ) con cui si sono condivisi il progetto editoriale e la sceneggiatura, per garantire così la partecipazione al processo di revisione e selezione delle scene da ricreare digitalmente, affinché fossero il più aderenti possibile a una corretta ricostruzione digitale del paesaggio urbano e dei cittadini, sia dal punto di vista storico che etnoantropologico.
Di comune accordo, si è deciso di restituire dei volti ai personaggi del 1693, attraverso il casting digitale di 130 volontari. È stata effettuata una selezione e riproduzione digitale di 30 volti di persone, che possono riconoscersi in quelli del Capitano di Giustizia 2 , del Sindaco, del Gesuita, del Prigioniero o di altri personaggi della folla.
Grazie a tecniche di rendering e computer grafica, si è realizzato un vero e proprio film virtuale immersivo, della durata di 25 minuti, suddiviso in alcune scene, che si svolgono nella mattina dell’11 gennaio 1693, subito prima della scossa fatale, ma che colgono gli abitanti già impauriti da quelle precedenti:
il Capitano di Giustizia in casa sua pranza quasi impassibile, mentre i servi intorno a lui appaiono spaesati (fig. 1)
riunite all’interno della Chiesa di San Michele, le autorità cittadine decidono di spostare l‘Arca di San Corrado dalla Chiesa Madre, dopo i danni subiti a seguito della scossa delle 9.30 (fig. 2)
un carcerato canta una canzone popolare, ricordando quando viaggiava per mare
alcuni cittadini cercano di convincere i frati carmelitani a portare in processione la statua della Madonna per ottenerne l’intercessione
un vecchio gesuita annuncia una catastrofe alla maniera di Girolamo Savonarola (fig. 3) Infine, la terribile scossa delle 13.30 travolge tutto e tutti, annullando la storia della città e avvolgendo tutto nella polvere, mentre spicca una copia della scultura del Laooconte, quasi in un ultimo grido disperato e prova di resilienza (fig. 4).
Per la prima volta, in una esperienza immersiva, si è raccontata una tragedia recente e lo si è fatto con i volti dei cittadini di oggi.
Abbiamo voluto valorizzare i protagonisti storici con tratti di persone reali (invece che generati dal computer), vestiti secondo la moda della fine del 1600 (fig. 5), come concordato dal comitato scientifico, per ottenere figure convincenti, carismatiche, dotate di complessità e personalità, Questo processo è evocativo del concetto sotteso alla narrazione: la resilienza che supera il dramma e gli eventi ed emerge dalle rovine dei secoli.
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Parallelamente, nel caso del Sindaco, del Prigioniero e del Gesuita, sono stati coinvolti anche i doppiatori: i tre personaggi hanno potuto esprimersi anche vocalmente, grazie alle tecniche di animazione facciale e di sincronizzazione labiale (un particolare tipo di animazione con cui il carattere digitale imita i movimenti delle labbra e dà l’impressione di parlare e articolare frasi).
Per molti personaggi è stata utilizzata anche l’integrazione del motion capture (la riproduzione dei movimenti del corpo ottenuta attraverso la cattura di attori reali), in modo da creare la sensazione di trovarsi di fronte a personaggi recitanti più credibili, aumentando il coinvolgimento emotivo e la trama delle scene in termini di narrazione e recitazione.
In accordo con i dati scientifici, l’animazione del terremoto e delle vibrazioni è stata effettuata seguendo due tecniche principali: la creazione di una deviazione irregolare sul piano d’urto e sull’asse ondulatorio, continua e imprevedibile, e la violenza fino al collasso delle strutture, che può essere trasmessa dall’oscillazione in tutte le direzioni (il cui calcolo è stato ottenuto mediante simulazione, al fine di imitare digitalmente l’evento sismico). Si è così ricreata una sensazione di devastazione, ma allo stesso tempo di inesorabilità e impossibilità di fuga.
La storia del terremoto diventa protagonista, mettendo in risalto l’umanità povera e disarmata, vittima di fronte al mostro, che alla fine prende il sopravvento e travolge inesorabilmente anche lo spettatore, come fece quel lontano 11 gennaio del 1693.
Questa rievocazione storica in 3D rappresenta il momento conclusivo di un approfondimento che vuole invogliare il visitatore a conoscere, leggere, approfondire le stesse fonti che hanno ispirato questa rievocazione.
Gli ultimi istanti della città sono stati raccontati creando un “ponte digitale” tra le generazioni, per ritrovare la consapevolezza delle proprie radici, consentendo questa sorta di transizione digitale della memoria storica attraverso personaggi digitali.
Siamo sicuri che questa sia una nuova frontiera della narrazione immersiva ed evocativa.
Il Comitato di Esperti, coordinato da Vincenzo Belfiore, esperto di storia locale e consulente per la parte sismologica dell’evento narrato, si è occupato di revisionare e fornire references scientifiche nei vari settori di competenza: per i contributi sulla storia della città: si ringraziano l’avv. Francesco Balsamo (ISVNA), il dott. Antonello Capodicasa e il dott. Sebastiano Primofiore (ricercatori di storia locale); per l’urbanistica, la storia e la restituzione architettonica della città, si ringraziano il prof. Marco Nobile e l’arch. Mercedes Bares (Università degli Studi di Palermo), l’arch. Daniele Rossi (studio di Architettura) e la prof.ssa Francesca Gringeri Pantano (Museo dei Viaggiatori di Palazzolo Acreide); per la ricostruzione visuale della città antica si ringrazia Dario Di Carlo (Studio di pittura); per la consulenza archeologica si ringraziano il dott. Lorenzo Guzzardi (già Soprintendenza di Siracusa e Direttore del Parco archeologico di Leontinoi) e la dott.ssa Laura Falesi (Archeoclub di Noto); per la consulenza sugli eventi tellurici e la storia della città si ringraziano il dott. Mario Mattia (INGV) e il dott. Vincenzo Belfiore; per la ricostruzione dei costumi d’epoca si ringrazia l’arch. Giuseppe Iacono (Museo del Costume al Castello di Donnafugata a Ragusa); per la ricostruzione delle ambientazioni, si ringraziano il dott. Pio Mellina (Museo delle Maioliche “Stanze al Genio”, Palermo), l’arch. Maria Reginella (Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo) e il dott. Giuseppe Delfino (Museo di Palazzo Mirto, Palermo). Si ringrazia Alberto Frasca, già Sindaco di Noto.