IMPIEGO DELL’OCRA NELLA SICILIA PREISTORICA.

Proprietà terapeutiche di questo unguento

by Claudia Portaro
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Nel campo dell’archeologia tra i reperti maggiormente rinvenuti al mondo dopo i resti litici e quelli faunistici vi è l’ocra (Wolf et alii 2018), un pigmento inorganico minerale naturale, ricavato da rocce ricche di minerali di ferro, come ematite e limonite (http://pigmenti.net/pigmenti.html). I depositi di ocra si trovano in ogni continente e il colore varia a seconda delle proprietà costituenti e dell’ambiente: dall’arancione brillante nel Rossiglione (Liguria) al marrone a Cipro, al rosa salmone in Toscana, al giallo in Egitto; la più conosciuta è l’ocra rossa che si trova in tutto il mondo. (https://www.aboriginalartuk.com/post/long-read-ochre-a-window-to-our-past) (Fig. 1).

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Fig. 1 – Sfumature cromatiche di pigmenti terre e ocre. (http://pigmenti.net/pigmenti.html)

L’ocra rossa è caratterizzata da un’alta percentuale di ematite, un minerale molto pigmentato che macchia facilmente la pelle e che può essere modellato in bastoncini o macinato fino a ricavarne una polvere (Fig. 2).

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Fig. 2 – Ocra rossa macinata in polvere fine. (https://anthropologyfromtheshed.com/project/ochre-an-ancient-health-giving-cosmetic/)

Il più antico utilizzo dell’ocra risale ad almeno 300.000 anni fa in Africa (Wolf et alii 2018). In Europa le più antiche prove di uso dell’ocra provengono dal sito di Maastricht-Belv’ed’ere, nei Paesi Bassi, dove furono recuperati “concentrati” di ocra risalenti a un periodo compreso tra 250.000 e 200.000 anni fa adoperati dai Neandertal del luogo (Roebroeks et alii 2012). In Asia le più antiche testimonianze di ocra rossa furono rinvenute nella grotta di Qafzeh, in contesti funerari datati a circa 92.000 anni fa (Bar-Yosef Mayer et alii 2009).

Nel tempo sono state proposte diverse interpretazioni sugli usi dell’ocra. La somiglianza del colore dell’ocra rossa con il sangue la collegava alla fertilità, alla vita e alla crescita; questo aspetto fece sì che essa fosse impiegata in moltissimi contesti funerari o per la decorazione del corpo con valenza magico-simbolica (Serradimigni, Colombo, 2015).

Le testimonianze etnografiche sono molto utili per ricostruire alcuni usi funzionali. Interviste condotte alla popolazione degli Ovahimba, in Namibia, testimoniano che essa era un ingrediente per creare repellenti per insetti, soprattutto se mescolata al burro chiarificato (Rifkin 2015). Anche la popolazione Himba, sempre in Namibia, mescola l’ocra con il grasso animale per creare un unguento detto otjize usato come rivestimento protettivo per capelli e pelle (https://blog.fabrics-store.com/2020/04/28/red-ochre-the-colour-of-survival/). E ancora, l’ocra è usata come ingrediente per adesivi per l’innesto di utensili (una sorta di mastice) (Fig. 3) e per composti che rallentano la decomposizione del corpo e coprono i cattivi odori in ambito funerario (Serradimigni, Colombo, 2015).

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Fig. 3 – Pietra litica legata ad un’asta di legno utilizzando un composto di ocra, resina e cera. (Cortell Nicolau 2016, 192)

Infine, tra gli usi funzionali dell’ocra, va annoverato quello farmacologico. Esiste, infatti, una consistente letteratura medica al riguardo: da Celso a Plinio, dai papiri egiziani fino a scritti dell’800 (Fig. 4) e pubblicazioni scientifiche abbastanza recenti. I componenti ferrosi aiuterebbero, infatti, ad arrestare le emorragie, a cicatrizzare le ferite, a guarire da infezioni e punture d’insetto, grazie alle loro proprietà antisettiche e antibatteriche (Portaro et alii 2022). L’ocra, inoltre, protegge anche dai raggi UV del sole e aiuta a guarire dalle scottature (Rifkin et alii 2015).

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Fig: 4 – Elenco delle malattie curate con l’ocra negli anni ’30 dell’800. (Biasi 1833)

In Sicilia le prove archeologiche indicano che in età preistorica l’ocra era utilizzata come pigmento per pitture rupestri (Fig. 5) e nelle sepolture (Fig. 6-7). Ponendo l’attenzione sul secondo di questi due usi, le comunità preistoriche siciliane avevano probabilmente accesso a terre e argille contenenti minerali ferrosi, presenti in diversi depositi dell’isola, che adoperavano anche nelle sepolture, in forma di oggetti funerari posti accanto al defunto oppure come “mantello” sul corpo o su parte di esso. In Sicilia l’ocra fu rinvenuta in contesti funerari appartenenti a tutti i periodi della preistorica, dalla fine del Paleolitico superiore (14.000 anni fa) fino all’età del Bronzo (3200 anni fa), in tutte le province dell’isola, ad eccezione dell’Ennese (Portaro et alii 2022).

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Fig 5 – Grotta di Cala dei Genovesi, Levanzo (TP). Figura dipinta in ocra rossa. (https://www.preistoriainitalia.it/scheda/grotta-di-cala-dei-genovesi-levanzo-tp/)
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Fig. 6 – Contrada Scintilia (AG). Tomba 8, sepoltura 3. Particolare dell’ocra sul bacino. (Speciale, Giuliana 2014)
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Fig. 7 – Cartina della Sicilia in cui sono indicate grotte e sepolture del periodo preistorico che hanno restituito ocra. Legenda: – Stella: grotte con pitture rupestri – Cerchio: sepolture preistoriche con ocra. (Portaro et alii 2023)

Potrebbe essere plausibile ipotizzare che l’uomo preistorico abbia utilizzato l’ocra come rimedio medicinale.

Questa ipotesi potrebbe essere supportata dalla conoscenza delle proprietà curative dell’ocra nel trattamento di varie malattie da parte delle comunità indigene contemporanee. Tuttavia, è importante notare che questa è solo un’ipotesi, impossibile da verificare da un punto di vista archeologico per una fase in cui non esistevano ancora testimonianze scritte.

Non è possibile affermare con certezza che anche nei contesti funerari essa sia stata adoperata come farmaco. La presenza di ocra nelle sepolture preistoriche isolane, se indicativa di un suo utilizzo come farmaco da parte delle comunità dell’epoca, potrebbe rappresentare un’estensione degli sforzi terapeutici da parte dei vivi nella cura dei loro cari deceduti (Alciati et alii 2005).

Le informazioni disponibili riguardano principalmente casi di individui adulti e patologie scheletriche; ne sono escluse patologie in fasce d’età diverse e su tessuti molli. La mancanza di dati più dettagliati rende, quindi, difficile stabilire l’uso dell’ocra per la guarigione di patologie scheletriche.

In conclusione, al momento non vi è prova sufficiente per affermare una correlazione diretta tra l’uso farmacologico dell’ocra e le patologie scheletriche nei casi siciliani preistorici analizzati. Ulteriori ricerche e analisi saranno necessarie per comprendere meglio questo possibile rapporto.

     Bibliografia

  • Alciati G. – Pesce Delfino V. – Vacca E., Catalogue of Italian human remains from the Palaeolithic to the Mesolithic, in Anthropol. Sci., Suppl. 83, 2005, 133-136.
  • Bar-Yosef Mayer D. E., Vandermeersch B., Bar-Yosef O., Shells and ochre in Middle Paleolithic Qafzeh Cave, Israel: indications for modern behavior, in Journal of Human Evolution, 56(3), 2009, 307-314.
  • Biasi G., Nozioni medico-pratiche sopra le acque acidule minerali di Recoaro con alcune osservazioni sull’uso delle stesse per bagno nella rachitide e nella scrofola, e sull’uso dell’ocra, o fango marziale per luttatura, 1833.
  • Cortell Nicolau. A., El ocre en la Prehistoria: entre la funcionalidad y el simbolismo, in Archivo de Prehistoria Levantina, XXXI, Valencia, 2016, 192.
  • Portaro C., Battiato S., Habicht M.E., Veca C., Torrisi E., Kyriakou X., Sineo L., Galassi F. M., Varotto E., Funerary rituals in prehistoric Sicily between archaeology, anthropology, and medicine: a metanalysis from the Upper Palaeolithic and Mesolithic periods to the Neolithic one [Abstract. 48th Congress of the International Society for the History of Medicine (ISHM), Iasi – Romania, 15th-18th September 2022], in The Medical-Surgical Journal 126, 3, Suppl. 1, 2022, 112.
  • Portaro C., Battiato S., Coniglione M., Un uso farmacologico dell’ocra in Sicilia? in S. Modeo, S. D’Angelo, S. Chiara (a cura di), Palaia pharmaka. La medicina in Sicilia dalla Preistoria al Medioevo. Atti del convegno di studi sulla Sicilia Antica, Lussografica edizioni, 2023, 328-330.
  • Rifkin R. F., Ethnographic and experimental perspectives on the efficacy of red ochre as a mosquito repellent, in The South African Archaeological Bulletin, 70, 2015, 64–75.
  • Rifkin R.F., Dayet L., Queffelec A., d’Errico F., Summers B., Lategan M., Evaluating the photoprotective effects of red ochre on human skin by in vivo SPF assessment: implications for human evolution, adaptation and dispersal, in PLoS One, 10(9).
  • Roebroeks W., Sier M. J., Nielsen T. K., De Loecker D., Parés J. M., Arps C. E., Mücher H. J., Use of red ochre by early Neandertals, in PNAS, 109(6), 2012, 1889–1894.
  • Serradimigni M., Colombo M., Ocra rossa tra funzionalità e simbolismo: il caso del complesso litico dell’epigravettiano finale di Grotta Continenza (Trasacco-AQ), in Atti della Società Toscana di Scienze Naturali, Memorie, Serie A, vol. 122, 2015, 85-95.
  • Speciale C., Giuliana V., La tomba 8, in D. Gullì (a cura di), Storie sepolte: Riti, culti e vita quotidiana all’alba del 4. millennio: catalogo della mostra, Palermo: Regione siciliana, 2014, 23.
  • Wolf, Conard N. J., Floss H., Dapschauskas R., Velliky E.C., Kandel A.W., The Use of Ochre and Painting During the Upper Paleolithic of the Swabian Jura in the Context of the Development of Ochre Use in Africa and Europe, in Open Archaeology, 4, 2018, 186.

     Sitografia

  • http://pigmenti.net/pigmenti.html
  • https://anthropologyfromtheshed.com/project/ochre-an-ancient-health-giving-cosmetic/)
  • https://www.aboriginalartuk.com/post/long-read-ochre-a-window-to-our-past
  • https://blog.fabrics-store.com/2020/04/28/red-ochre-the-colour-of-survival/
  • https://www.preistoriainitalia.it/scheda/grotta-di-cala-dei-genovesi-levanzo-tp/).

In Copertina: Donna Himba che indossa la pasta protettiva otjize sui capelli (https://blog.fabrics-store.com/2020/04/28/red-ochre-the-colour-of-survival/).

Proprietà terapeutiche di questo unguento

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