BOSCO LITTORIO – GELA

Il complesso in mattoni crudi di età arcaica e l'emporio

by Rosalba Panvini
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L’acropoli di Gela, Molino a Vento

Il complesso di ambienti in mattoni crudi riportato alla luce a Gela, in località Bosco Littorio, sorge alle pendici dell’acropoli ( Molino a Vento) dell’antica colonia, fondata da Rodii e Cretesi nel 689-688 a.C; si estende  in prossimità della costa, in area non molto  distante dalla foce del fiume Gela. Di esso ne è stata esplorata soltanto una minima parte (mq 450) anche in considerazione della profondità in cui affiora. Infatti, il sito è risultato coperto da uno spesso sedimento, alto in alcuni punti 6 metri circa, costituito in parte da sabbia scivolata dall’acropoli ed in parte dalle dune, localmente chiamate macconi, trasportate dall’azione eolica e tipiche di un tratto del litorale della costa sud-occidentale della Sicilia compresa tra Acate e Gela.

Fig.1 - Planimetria della collina di Gela con i principali siti archeologici
Nel sito, di proprietà demaniale e che rientra nel Parco Archeologico di Gela, sono state condotte diverse campagne di scavo, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso; le prime furono effettuate dalla Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Caltanissetta, sotto la direzione scientifica di chi scrive; le ultime, invece, sono state curate dalle Università degli Studi di Catania e dall’Università Federico II di Napoli, sotto la direzione scientifica dei Professori Rosalba Panvini e Bianca Ferrara e grazie alla stipula della Convenzione con il Parco Archeologico di Gela e all’autorizzazione di competenza della Soprintendenza di Caltanissetta. 
Del complesso sono stati esplorati 20 ambienti del tipo mono o bicellulare, che si conservano talora per un’altezza di metri 2,70 cc. e, in alcuni casi, fino al livello della linea d’imposta delle travi del tetto (m 3,00).
 
L’organizzazione degli ambienti
 
Gli ambienti hanno orientamento est-ovest, identico a quello rilevato nei quartieri arcaici ubicati sull’acropoli, a nord dell’area sacra; le loro fondazioni, alte 20/30 cm, sono state realizzate con pietrame  e su di esse poggia l’elevato di mattoni crudi (cm 15X 10X 10), in origine collocati  l’uno sopra l’altro ancora umidi per favorirne l’aderenza. Alcuni ambienti hanno l’ingresso rivolto a Nord, verso la collina sulla quale si era sviluppata la città antica, altri a Sud, verso il mare; hanno un’ampiezza di mq 14 o 16 ed in tre casi si è conservato, in un angolo del vano, il focolare all’interno del quale sono stati raccolti frammenti di pentole.
In tutti gli ambienti  è riconoscibile il varco originario della porta e, in due casi, è stato possibile accertare l’esistenza dell’architrave lignea, perfettamente conservatasi ancora in situ, viste le condizioni in cui si mantenuto il complesso. In più ambienti, su una delle pareti degli ambienti, è ben distinguibile l’apertura originaria della finestra, mentre sono stati riscontrati interventi di modifica dei vani realizzati nel corso del loro uso:  addirittura uno di essi è stato ristretto da un muro mediano in mattoni  e sullo stesso paramento è stata aperta successivamente una piccola finestra. La copertura degli ambienti era ad una falda inclinata come provano i fori ancora esistenti sul paramento murario di alcuni vani e nei quali venivano infisse le travi.
Fig. 2 - Il complesso in mattoni crudi visto da Nord
Fig. 3 - Uno degli ambienti con l'ingresso chiuso; materiali disposti all'Ingresso del vano
La destinazione degli ambienti
 
Va precisato che gli ambienti avevano una doppia funzione essendo destinati sia ad abitazioni, sia a botteghe e la maggior parte di quelli aperti verso Nord prospettavano su uno spazio libero, una sorta di cortile nel quale sono stati rinvenuti centinaia di ceramiche, anche di importazione, in frammenti poi ricomposti, che giacevano sul livello di frequentazione e per, la loro posizione, sembrerebbero caduti dalle mensole di una scaffalatura.
Tra le ceramiche di pregio, si ricordano quelle attiche a figure nere, databili nei primi decenni del V secolo a.C. (anfore panatenaiche, coppe skyphoidi del Gruppo CHC,  del Leafless Group (Pittore di Cayalus), lekythoi e coppe riconducibili alla maniera del Pittore di Haimon, uno skyphos  miniaturisico del Gruppo di Lindos.
Sono presenti altresì ceramiche attiche a figure rosse  (525-475 a.C.) (ad esempio, tre kylikes del Pittore del pithos, un cratere del Pittore di Gottingen. Molti, inoltre, i vasi ionici  e di tipo ionico (coppe del tipo B), i vasi acromi ed i contenitori da trasporto ( primi decenni del V secolo a.C.).
Fig. 4 - Un'ara fittile (con figure di Demetra, Kore ed Ecate ed alcune anfore rinvenute all'esternodi un ambiente

Materiali di straordinaria rilevanza sono stati rinvenuti all’esterno di uno degli ambienti, quali tre are fittili con scene figurate in rilievo (Gorgone nello schema in corsa, con Pegaso e Krisaor; tre divinità femminili, ctonie, Demetra, Kore ed Ecate; Eos che fugge a sinistra, tenendo tra le braccia il cacciatore Kephalos). I tre pregiati e rari manufatti, prodotti nelle officine locali (490-480 a.C.), erano posti accanto ad anfore di tipologia differente (samie, lesbie, del tipo di Thiasos, corinzie di tipo A, etc.) ed a ceramiche acrome e di produzione indigena, databili al 500-480 a.C.

Fig. 5 - A sinistra ara fittile co raffigurazione della Gorgone che tiene tra le braccia i figli Pegaso e Krisaor; a destra ara fittile con scena di Eos che fugge con Kephalos tenuto tra le braccia
La frequentazione e l’identificazione con l’emporio arcaico
 
Dopo tale ultima data il sito risulta abbandonato ed è molto probabile che la fine della sua frequentazione fosse stata causata da un evento traumatico, un terremoto, seguito da un maremoto.
Il settore occidentale di questo complesso è identificabile con l’emporio dell’antica città siceliota in considerazione della breve distanza esistente tra esso e la costa, della sua  vicinanza dalla foce del Gelas (sorge ad 800 metri ad est), che poteva essere risalita utilizzando idonee imbarcazioni per poi raggiungere i centri dell’entroterra dove distribuire le mercanzie, e dell’esistenza, ad appena 200 metri a nord ovest di esso,  in località Predio Sola, di un santuario frequentato tra il VII e gli inizi del V secolo a.C., dedicato ad una divinità ctonia, di tipo femminile, che presiedeva anche alla sfera nuziale.
Come in altri centri antichi, Pyrgi, Gravisca e finanche Catania, gli empori erano costruiti in aree prossime ai santuari ed erano aperti sia ai membri della comunità locale, sia agli stranieri, assumendo quindi i connotati di uno spazio di “frequentazione internazionale”
 
 
 

Nella foto di copertina: l’acropoli di Gela, Molino a Vento

Bibliografia

Panvini  R. 1999, “Ricerche ed interventi di restauro conservativo su complessi in mattoni crudi di Gela. Gli esempi dell’emporio arcaico e delle mura di cinta di età timoleontea”, in AA.VV., Per servire alla storia di Gela, Atti del Colloquio, Gela 2-3/X/1998 XLV, Palermo 1999, 509-520.
Panvini R. 2000, Gela arcaica. Are Divinità Tiranni (Mostra a Palazzo Montecitorio, 29 settembre-2 ottobre 2000), Roma.
Panvini R. 2003, “Ricerche ed interventi di restauro conservativo su complessi in mattoni crudi di Gela. Gli esempi dell’emporio arcaico e delle mura di cinta di età timoleontea”, in AA.VV., Per servire alla storia di Gela, Atti del Colloquio, Gela 2-3/X/1998 XLV, 1999, Roma 509-520.
Panvini R. 2008, “Strutture in mattoni crudi dell’antica Gela”, in La terra cruda nelle -costruzioni. Dalle testimonianze archeologiche all’architettura sostenibile, Palermo, 2008, pp. 87-98.
Panvini R. 2004, Le ceramiche attiche  dall’emporio arcaico di Gela, in R. Panvini, F. Giudice ( a cura di), TA ATTIKA. Veder greco a Gela. Ceramiche attiche figurate dall’antica colonia, Roma 2004.
Panvini R. 2012, La fondazione di Gela e l’organizzazione degli spazi urbani, in J. Bergemann (Hrsg.), Griechen in Übersee und der historische Raum – I Greci oltremare e lo spazio storico”, Georg-August-Universität Göttingen Archäologisches Institut (Goettingen, 13-17 ottobre 2010), Rahde/Westf. 2012, pp. 71-81. 
Panvini R. 2022a, Il quadro urbanistico di Gela tra la fine del VI ed il V secolo a.C.:nuovi dati archeologici e fonti storiche, in  C. Ampolo ( a cura di), La Città e le città della Sicilia Antica, Atti delle ottave giornate internazionali di studi sull’area elima e la Sicilia occidentale nel contesto mediterraneo, Pisa, 18-21 Dicembre 2112, Roma 2022.
Panvini R. 2022b, (a cura di), Ulisse in Sicilia. I luoghi del mito, Catalogo della mostra di Gela, Bosco Littorio, Palermo 2022, pp. 30-35.

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