L’EVOLUZIONE DELLA COLLINA DEL KAOS
I rimedi funzionali a tutela del rischio idrogeologico
Ormai da qualche mese la collina del Kaos, tanto cara a Pirandello, è assurta agli onori delle cronache in quanto è fortemente in erosione, ma soprattutto è a rischio la statale 640 che in alcuni tratti passa a meno di 10 m dal ciglio.
L’ANAS sostiene, come riportato dalla stampa, che negli ultimi 10 anni, a causa dell’erosione costiera, la collina sia arretrata di 2 m l’anno, per complessivi 20 m circa, ma quello che soprattutto preoccupa sono le cinque frane registrate negli ultimi mesi, testimonianza di una forte accelerazione del processo.
Osservando la forma della costa e la sua evoluzione “fotografica” nel corso degli ultimi 20 anni, però, non si riscontra un arretramento costante e diffuso lungo tutto il tratto, come si sarebbe dovuto verificare se il responsabile del processo fosse stato il mare, ma piuttosto è evidente in alcuni punti un’erosione accelerata mentre in altri una naturalità del sistema.
Osservando le immagini Google Earth dal 2002 al 2020 e il video di MAREAMICO del 2022, si osserva una evoluzione della falesia (linea di riva, alta e rocciosa, soft o hard), soprattutto nella parte alta, con un cambiamento della forma e delle dimensioni delle conche delle nicchie. La causa, secondo un modello piuttosto classico riscontrato lungo altre coste dell’agrigentino (Scala dei Turchi, in primis), è legata all’acqua (piovana e urbana) che infiltrandosi nelle calcareniti che sormontano la falesia argillosa, scorre al contatto tra le due diverse litologie, emerge in corrispondenza della falesia, dilava la parte sottostante argillosa e provoca per crollo la caduta del sovrastante livello calcarenitico.
Come visibile nella figura sottostante, alle spalle della spiaggia poco profonda ma tendenzialmente stabile, bordata da una barra sommersa che la protegge, sono presenti delle conchette che l’erosione retrograda porta ad allargarsi in testa.

L’erosione, oltre, che all’infiltrazione delle acque meteoriche, è certamente legata alle acque mal regimentate a monte, che convogliate in canali “sbucano” dalla falesia esercitando in modo puntuale e accelerato il meccanismo descritto prima.
Per questa ragione il processo non è omogeneamente diffuso lungo tutta la parete ma appare più intenso laddove, nell’entroterra, a valle e a monte della strada statale, sono presenti agglomerati di case o singoli edifici.
La zona, che allo stato attuale, risulta essere a maggior rischio è quella all’uscita della galleria, dove la testa della conca è quasi a contatto con la strada statale, ma soprattutto è stato completamente messo a nudo lo sbocco del canale di scolo che ha provocato l’arretramento accelerato rispetto al resto della falesia. Non ritengo sia un caso se a monte di questo canale ci sia un’importante struttura ricettiva e che l’evoluzione più intensa si osservi laddove alle spalle della falesia le abitazioni sono poste più vicine e talvolta a valle della strada.

Come intervenire? La Regione Sicilia sembra aver stanziato 6 milioni di euro, riportano sempre i giornali, per monitorare la collina, ma è più probabile che la consistente cifra serva per monitorare, progettare e realizzare un valido sistema di difesa che preferibilmente dovrebbe essere indirizzato alla gestione del sistema piuttosto che al suo irrigidimento strutturale.
Accertato che la causa siano gli scarichi delle costruzioni (presenti a monte e a valle della strada) e in subordine dei campi coltivati e l’acqua che scorre sulla strada, nell’immediato sarebbe utile imporre un rigido sistema di raccolta e smaltimento delle acque che però non devono essere convogliate direttamente a mare; questo nelle more di intervenire con un sistema di drenaggio che intercetti le acque e le allontani verso l’entroterra, in modo da non incidere sulla falesia.
Per quanto riguarda la strada, che rappresenta un problema a sé, bisognerebbe sostituire l’asfalto con uno fortemente assorbente in modo da poter drenare le acque verso il sistema da realizzare a monte ed evitare che le acque meteoriche si riversano verso mare come avviene attualmente.
Per le conche di erosione più degradate sarà utile provvedere a dei sistemi di stabilizzazione sostenibili e naturali, provvedendo a far sparire tutti i canali di scolo che da diversa origine raggiungono la falesia, non ultimo il canale presente in corrispondenza dell’uscita della galleria.
Il mare, generalmente, non rappresenta la causa quando arretra una falesia costituita da materiale argilloso sovrastato da uno strato calcarenitico, il problema generalmente scaturisce a monte ed è legato alle acque di scorrimento.
L’unico intervento utile e necessario per la spiaggia è quello di garantire la sicurezza dei bagnanti che fruendo la spiaggia e avvicinandosi alla parete potrebbero essere colpiti da smottamenti provenienti dall’alto.
Una soluzione funzionale, economica e a basso impatto ambientale e con un possibile effetto positivo sull’”allungamento” della spiaggia è quello dei beach seaver.
Si tratta di grossi jersey opportunamente forati che nel periodo autunnale – invernale potrebbero essere posti a pochi metri dalla battigia per smorzare l’energia delle onde favorendo così il limitato ripascimento della spiaggia ed evitando comunque che le onde arrivino al piede della falesia e nel periodo primaverile – estivo a una decina di metri dal piede della falesia per evitare che la gente vi ci possa avvicinare troppo esponendosi a un inutile rischio, ma godendo dello splendido bene e dell’impareggiabile paesaggio.