Il patrimonio forestale dei nostri parchi
Ogni anno sono migliaia gli ettari di territorio siciliano che vengono distrutti da incendi, quasi
esclusivamente dolosi; solo nel 2021 ne sono andati in fumo circa 80.000 ettari. Macchia, gariga,
pseudosteppe, incolti, suoli agricoli, pascoli e boschi vengono colpiti indistintamente da questa piaga.
Il solo patrimonio boschivo della Sicilia costituisce un unicum nel panorama mediterraneo, con la presenza
di rari endemismi e specie relitte, esemplari monumentali ultracentenari e vaste aree forestali; secondo
l’Inventario Nazionale delle Foreste sono 340 mila gli ettari di superficie boscata. Una tale ricchezza
naturalistica nasce dalla combinazione tra l’isolamento geografico, il clima temperato e la presenza
dell’Etna, in cui è possibile ritrovare, salendo di altitudine, tutte le fasce climatiche presenti dalle nostre
latitudini fino al nord Europa.
Questo articolo vuole dare un contributo alla conoscenza del patrimonio vegetale della Sicilia, in particolare
delle foreste, frutto del lento lavoro di madre natura, e, solo in tempi recenti, supportato dall’uomo con i
rimboschimenti, anche se non sempre ideali, e l’istituzione di numerose aree protette.
Un ideale percorso all’interno della nostra Regione non può che iniziare dal Parco dell’Etna dove, oltre ai
grandi boschi di Leccio, Castagno, Pino laricio, Faggio e Cerro, sono presenti importanti endemismi ed esemplari
monumentali come il Castagno dei Cento Cavalli, l’Ilice di Carrinu (foto1 – copertina), lo Zappinazzu e i
faggi secolari di Monte Zoccolaro. Tra le specie arbustive e arboree si segnalano tre importanti endemismi:
la Ginestra dell’Etna (Genista aetnensis DC), il Bagolaro dell’Etna (Celtis aetnensis Strobl), e la Betulla
dell’Etna (Betula aetnensis Raf.) (foto2). Quest’ultima rappresenta il caso più interessante. Ha avuto origine
dalla Betulla bianca (Betula pendula Roth), un albero tipico dei climi freddi, che ritroviamo dalle Alpi alla
Scandinavia. Durante l’ultima glaciazione si era spinto fino al sud Italia ma all’innalzarsi delle temperature i
suoi boschi si ritirarono verso nord, con l’eccezione di alcuni esemplari rimasti sull’Etna. Con il tempo,
grazie all’isolamento geografico, hanno dato origine all’endemica Betulla dell’Etna che ha sostituito
completamente la specie originaria.

I monti Peloritani, che non raggiungono quote elevate, custodiscono una specie relitta che negli ultimi 70
milioni di anni ha superato i grandi cambiamenti climatici per arrivare ai nostri giorni, è la Woodwardia
radicans (L.) Sm, comunemente chiamata Felce bulbifera. Non si tratta di un albero, ma i suoi esemplari,
che vegetano bene nel sottobosco umido e ombroso, raggiungono i 3 metri di altezza, dimensioni
gigantesche trattandosi di una felce. In Italia è segnalata solo in pochissime stazioni di Campania, Calabria e
Sicilia dove la troviamo in un paio di località tra i comuni di Monforte San Giorgio e Santa Lucia del Mela.
Il Parco dei Nebrodi, con i suoi 188.000 ettari, è la più grande area protetta della Regione ed è conosciuto
soprattutto per le grandi faggete come quella di Monte Soro e di Serra del Re, che regalano paesaggi
appenninici. Degno di nota è il bosco della Tassita (foto3), a circa 1400 metri di altitudine, nel Comune di
Caronia. L’albero più diffuso è il Tasso comune, Taxus baccata L., da cui il bosco prende il nome. Si tratta di
un altro fossile vivente, specie relitta dell’ultima glaciazione. È una pianta dai semi velenosi, rivestiti da una
polpa rossastra, che appartiene al gruppo delle gimnosperme, parente di pini e abeti. In Italia allo stato
selvatico è presente con esemplari radi all’interno delle faggete. A Caronia forma un bosco di circa 50 ettari,
con la presenza di esemplari pluricentenari che vegetano in un ambiente che ha del fiabesco. Sicuramente
uno dei boschi più belli di Sicilia.

Anche il Parco delle Madonie è un vero scrigno di biodiversità. La specie più importante è sicuramente
l’Abete dei Nebrodi (Abies nebodensis Mattei), forse il nostro endemismo più prezioso tra le piante arboree
dell’isola. Di questa specie, affine all’Abete bianco, esistono solo poche decine di esemplari all’interno di un
unico sito, il Vallone Madonna degli Angeli, raggiungibile da Piano Noce lungo la sp 119. Dato come
rarissimo è inserito nella lista rossa IUCN delle 50 specie a rischio critico di estinzione dell’area
mediterranea. All’interno del Parco sono censiti e segnalati, raggiungibili con facili camminate, numerosi
monumenti della natura, esemplari secolari di Lecci, Sughere, Roveri (foto n.4) e Aceri. Su tutti spiccano per
le dimensioni gli Agrifogli giganti di Piano Pomo, tra le contrade di Castelbuono e Petralia Sottana. Alcuni
esemplari secolari sono alti circa 15 metri, un vero record per una pianta che solitamente ha un
portamento arbustivo e raggiunge i 5 metri di altezza.

Il cerro, il leccio, la roverella e la sughera sono le querce tipiche delle nostre colline e formano boschi
frammentati, soprattutto all’esterno delle aree protette, relegati dentro le cave o in aree private. Nella
Sicilia centro meridionale si stima che in passato i soli boschi a Quercia da sughero (Quercus suber L.)
occupassero un territorio di circa 30 000 ettari. Oggi ne rimangono pochi lembi. All’interno di due distinte
Riserve Naturali, sughereta di Niscemi e bosco di Santo Pietro, nonostante i numerosi incendi, è ancora
possibile imbattersi in sughere pluricentenarie (foto n.5) riconosciute come alberi monumentali.

Lungo la costa meridionale dell’isola è degno di nota il Pino d’Aleppo (Pinus halepensis Miller), una conifera
che predilige suoli poveri e aridi, presente nel bacino del Mediterraneo. Vegeta a quote basse, dal mare
fino agli 800 metri di altitudine. In Sicilia è molto abbondante tra Comiso e Vittoria, lungo il basso corso del
fiume Ippari, tutelato all’interno della Riserva Naturale del Pino d’Aleppo, l’unica area in cui è ritenuto
autoctono. Nel resto dell’isola è stato introdotto con i rimboschimenti. All’interno della Riserva, in vicinanza
del mare, è possibile ammirare anche la rara Quercia spinosa (Quercus calliprinos Webb).
Nella Sicilia sudorientale gli ambienti forestali più interessanti sono lungo i corsi d’acqua. Sugli Iblei è
diffuso il Platano orientale (Platanus orientalis L.) una specie originaria del vicino oriente che ha spinto il
suo areale ad ovest fino alla nostra isola. Tra le fiumare dei monti Peloritani e il fiume Simeto è presente
una specie endemica di Salice, scoperta solo alla fine degli anni ‘80, il Salix gussonei Brullo e Spamp.
Rimanendo nel territorio ibleo, nel 1991, nei pressi di Buccheri, e poi nei pressi di Melilli, vennero rinvenuti
degli esemplari di Zelkova, una pianta che si riteneva estinta da almeno 30.000 anni praticamente in tutta
Europa. Ne resisteva una sola specie nell’isola di Creta. Quella scoperta sugli Iblei fu classificata come
Zelkova sicula Di Pasquale, Garfì e Quèzel, specie endemica per la Sicilia ad elevato rischio di estinzione. Il
rinvenimento della Zelkova sicula è stato sicuramente l’evento botanico più importante degli ultimi anni
per tutta la comunità scientifica. Dal 2013 è tutelata con un apposito Decreto del Presidente della Regione.
Oggi si sta sperimentando la sua reintroduzione per salvarla dall’estinzione.
Sull’importanza dei boschi e della biodiversità che custodiscono, sia floristica che faunistica, è stato scritto
tanto. Il valore scientifico, quello culturale e il ruolo che svolgono nell’ecosistema sono ben noti, eppure
non si è ancora riusciti a metterli al riparo dal rischio che corrono ogni estate quando, puntualmente, gli
incendi minacciano questo immenso patrimonio naturale che ha impiegato migliaia di anni per arrivare sino
a noi. Se quanto fatto fino ad oggi non è sufficiente si corra ai ripari, si faccia di più, prima che sia troppo
tardi.
Bibliografia
AA VV – Parco dei Nebrodi – Edizioni Arbor 1999
Francesco Alaimo – Parco delle Madonie – Fabio Orlando Editore, Palermo 1997
Ente Fauna Siciliana – Atti del convegno su Flora e vegetazione degli Iblei – Noto 1996
Marco e Giuseppe Iacono – Le riserve naturali della Provincia di Ragusa – Edizioni Tomaselli, Ragusa 2004
Sandro Pignatti – Flora d’Italia – Edagricole. Bologna 1982
Giuseppe Siracusa – Itinerario botanico dal mare ai boschi dell’Etna – in Etna Mito d’Europa. Maimone
editore Catania 1997