UN LABORATORIO SULL’ETNA PER CONOSCERE E AMMIRARE

by Roberto Visalli
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L’itinerario geologico-didattico Monte Grosso-Monte Gemmellaro

Il sentiero Monte Grosso – Monte Gemmellaro è il primo itinerario geologico-didattico presente sull’Etna, lungo il quale è possibile ammirare evidenze di numerose eruzioni occorse a partire dalla seconda metà del XIX sec. sino ai giorni nostri, oltreché diverse strutture vulcaniche quali hornitos, coni piroclastici, colate laviche, canali di scorrimento e varie tipologie di rocce vulcaniche.

L’itinerario è stato realizzato dal Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, in collaborazione con l’Ente Parco dell’Etna, il Comune di Nicolosi e il Dipartimento Regionale Aziende Foreste Demaniali, ed è dedicato al geologo naturalista Carlo Gemmellaro (1787 – 1866).

Il coordinatore di questo progetto è il Prof. Rosolino Cirrincione (presidente del Corso di Laurea in Scienze Geologiche, responsabile della sezione Scienze della Terra), insieme alla collaborazione di Rosalda Punturo, Carmelo Ferlito, Gaetano Ortolano, Giampietro Giusso Del Galdo, Roberto Visalli e Salvo Caffo.

L’itinerario nasce dall’idea di realizzare un laboratorio all’aperto il cui scopo è quello di avvicinare giovani e meno giovani al mondo della geologia. Il sentiero è infatti fruibile da studenti di ogni ordine e grado ma anche dai turisti, grazie alla presenza di pannelli esplicativi bilingue, installati lungo il percorso, che spiegano ciò che si sta osservando. Si può percorrere in un paio d’ore e attraverso questa passeggiata panoramica è possibile trovare anche alcune aree attrezzate con panche e tavoli.

Area attrezzata nei pressi di Monte Grosso

L’Itinerario didattico Monte Grosso-Monte Gemmellaro si articola in 4 Stop.

Il primo a 150 m dall’ingresso, racconta “Argini Di Colate E Sovrapposizione Di Colate Di Età Diverse”. Il percorso, infatti, attraversa una serie di rilievi lavici derivanti dall’eruzione del 2001, al di sotto della quale si ritrovano affiancate le colate del 1886 e 1892. Questi rilievi sono significativi perché raccontano l’evoluzione morfologica della colata lavica, con un’altezza massima di quasi 10 metri. Inoltre, è possibile osservare le sovrapposizioni di colate laviche di età differenti riconoscibili dal diverso colore dovuto alla presenza di licheni biancastri che, avendo bisogno di tempo per crescere, forniscono una datazione relativa delle colate.

Il secondo a 850 m, illustra il “Lava Blob”, una delle strutture più peculiari derivate dall’attività eruttiva del vulcano. Si tratta di una sfera di lava di dimensioni metriche che può essere spiegata come un’estrusione della porzione più interna e più fluida della colata che si verifica quando la lava, nel suo scorrere verso il basso incontra un ostacolo. Tale ostacolo produce una pressione che letteralmente spinge verso l’alto la porzione fluida del flusso di lava che rompe la porzione più esterna solidificata formando, così, questa tipica forma.

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Contatti di colate laviche di datazione diversa
Vista ravvicinata del "Lava Blob"

Il terzo a 1500 m dal punto di partenza, permette di osservare “Xenoliti sedimentari”. Si tratta di frammenti di arenaria quarzosa (quarzarenite), dotati di una colorazione variegata dal bianco all’ocra, che costituisce la coltre sedimentaria sopra la quale si trova l’edificio vulcanico etneo che sono stati “strappati” dal magma durante la sua risalita in superficie.

Infine, il quarto e ultimo stop conclude il percorso, dietro l’apparato eruttivo di Monte Gemmellaro, con gli “Hornitos”. In questo caso si osservano le bocche eruttive (hornitos dallo spagnolo ‘horno = forno’), formatesi dall’accumulo di brandelli lavici che si sono saldati tra loro nei primi momenti dell’attività eruttiva del 1886. Tale accumulo è avvenuto perché i brandelli molto grossi venivano eiettati a piccola distanza dal punto di emissione ancora fusi, saldandosi l’un l’altro. Inoltre, all’interno delle bocche eruttive si notano anche i cosiddetti ‘denti di cane’, strutture morfologiche peculiari simili a piccole stalattiti, formatesi a seguito di processi di rifusione della volta degli hornitos, avvenuti a causa dell’alta temperatura dei gas magmatici.

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Esempi di xenoliti all'interno di basalti etnei
Esempi di "denti di cane"

Procedendo fino alla sommità di Monte Gemmellaro (1529 m s.l.m.), attraverso un piccolo sentiero si potrà anche osservare un superbo panorama che permette di ammirare, da un lato, i crateri sommitali e, dall’altro, il Golfo di Catania che si affaccia sul Mar Ionio.

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Tratto dell'itinerario nei pressi del Rifugio Monte Concilio

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