ITINERARI ARCHEOLOGICI SUBACQUEI IN SICILIA
Un tuffo nella storia per visitare i musei sommersi dei fondali siciliani: un’esperienza entusiasmante ricca di emozioni
Un museo sott’acqua. É quello che chiunque, in possesso di brevetto subacqueo, può visitare immergendosi nei 21 percorsi archeologici creati nei fondali siciliani dalla Soprintendenza del Mare. Un’esperienza coinvolgente ed emozionale per ammirare da vicino reperti e relitti direttamente nel luogo dove sono naufragati; un valore aggiunto che appassionati e studiosi possono associare alle visite tradizionali nei musei. E’ stata la grande intuizione di Sebastiano Tusa, archeologo di fama mondiale che ha diretto la Soprintendenza del Mare fino al 2018, elevando l’archeologia subacquea siciliana a livelli altissimi.
La creazione degli itinerari
In adesione alla “Convenzione Unesco sulla protezione del patrimonio culturale sommerso”, sono stati realizzati 21 itinerari culturali subacquei diffusi su tutti i fondali siciliani lasciando i reperti in situ, affinchè possano essere goduti direttamente dove sono stati rinvenuti. I percorsi sono rivolti a tutte le tipologie di subacquei. Si va dai semplici percorsi in snorkeling, con maschera e pinne, fino ai siti profondi dedicati ai subacquei in possesso di brevetti tecnici. La visita è indubbiamente un tipo di esperienza non riservata a tutti. Ma se è pur vero che si tratta di un turismo di nicchia, riservato a chi è già in possesso di un brevetto subacqueo, i numeri degli ultimi anni registrano un incremento nelle visite, vincendo anche il trend negativo che uno sport come la subacquea ha sofferto fin dagli anni duemila. L’arco temporale dei reperti va dal periodo greco alla seconda Guerra; una vera e propria immersione nella storia, accompagnati dai diving center autorizzati – ai quali ci si può rivolgere per le visite – e che garantiscono la conservazione dei beni e il controllo per eventuali furti instaurando un processo virtuoso vincente contro la depredazione dei siti.
Gli itinerari subacquei in Sicilia
Nell’isola di Ustica, a poche miglia da Palermo, sono due gli itinerari visitabili. A Punta Falconiera, fino ai 27 metri di profondità, un percorso con ancore di varie epoche, da alcuni esempi di antiche ancore litiche fino a quelle moderne in ferro. A Cala Spalmatore, a pochi metri dalla costa, è possibile ammirare fino alla profondità di 30 metri ancore di varie tipologie.
A Pantelleria esistono cinque itinerari di difficoltà variabile dai 15 ai 30 metri con la presenza di anfore, ancore, macine e un relitto. In particolare a Gadir, piccolo porticciolo sul lato Nord dell’isola, un itinerario molto ricco consente varie tipologie di visita a subacquei con differenti livelli di brevetto dai 18 fino ai 30 metri dove sono state rinvenute ancore in piombo del periodo romano e numerose anfore. Gli altri itinerari panteschi sono a Cala Tramontana, a Punta Li Marsi e a Punta Tre Pietre.
Alle Isole Eolie si trovano una peschiera romana a pochi metri di profondità a Panarea nei pressi dello scoglio di Basiluzzo, visitabile anche solamente con maschera e pinne, e alcuni relitti con carico di anfore a Filicudi, nei pressi della secca di Capo Graziano, nota per i numerosi naufragi fin dall’antichità.
Alle Isole Egadi, a Levanzo in località Cala Minnola, è possibile immergersi fino a 30 metri su un prezioso carico di circa 90 anfore pertinenti un relitto romano del I secolo a.C., mentre a Marettimo a 15 metri di profondità, è possibile ammirare otto cannoni in ferro di un relitto del ‘700.
A San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani è stato realizzato, a pochi minuti di navigazione dal porto, un itinerario alla profondità di 15 metri su un carico di macine in pietra lavica e, a poca distanza, un’immersione su un sito con anfore e ancore di varie tipologie ed epoche.
Ma esiste la possibilità di immergersi anche su relitti moderni come a San Vito Lo Capo dove a 50 metri di profondità giace il relitto del Kent, affondato negli anni ’70 dopo un incendio. Un’immersione riservata ai più esperti sul relitto di una nave mercantile che trasportava varie tipologie di merci: sacchi di polietilene, olio combustibile, zampironi e due container pieni di corani, da cui il nome con cui è conosciuto il relitto: “la nave dei corani”.
E ancora lungo la costa settentrionale della Sicilia a Scopello, Mongerbino e Cefalù si possono effettuare immersioni riservate a subacquei con brevetto di primo livello che consentono rispettivamente la visita di reperti medievali e ancore di tonnara, ancore di varie epoche e un molo sommerso del IV secolo d.C. con la presenza di frammenti di anfore e macine in pietra.
A Marzamemi, in provincia di Siracusa, a pochi metri di profondità, ci si può immergere sia con le bombole ma anche semplicemente con maschera e pinne, su un carico di imponenti colonne romane risalenti al III secolo d.C.; probabilmente un naufragio che non ci ha lasciato i resti dell’imbarcazione ma certamente il suo prezioso e monumentale carico. E sempre in provincia di Siracusa, a Porto Palo, un carico di grandi lastre di marmo a sette metri di profondità e, poco distante, un carico di anfore greche in un sito dedicato però a subacquei tecnici, a circa 40 metri di profondità al largo di Noto.
Trentasette colonne del II secolo d. C. sono adagiate a 18 metri nei fondali antistanti Capo Taormina. Probabilmente un naufragio che ha portato l’imbarcazione verso le rocce del Capo facendo affondare una grande nave da trasporto proprio a ridosso della costa. E infine a pochi metri di profondità, dai tre ai cinque, davanti il lungomare di Marsala, un’immersione molto semplice da effettuare sia in snorkeling che con le bombole ci dà la possibilità di nuotare su una sterminata quantità di reperti lasciati sul fondale dalle imbarcazioni che effettuavano le operazioni di carico e scarico davanti l’antica città di Lilibeo.
Le modalità di visita
Le visite ai percorsi possono essere effettuate esclusivamente accompagnati dai centri di immersione autorizzati dalla Capitaneria di Porto e dalla Soprintendenza del Mare. Ovviamente grande attenzione è stata riservata alla sicurezza. Una boa di ormeggio in superficie consente alle imbarcazioni autorizzate di sostare e, grazie a una catena posta sotto la boa, si ha la possibilità di raggiungere con grande tranquillità il sito. Sott’acqua, in prossimità dei singoli reperti archeologici, cartellini impermeabili descrivono la tipologia, la datazione, la provenienza e l’utilizzo del reperto stesso, dando così al visitatore l’opportunità di comprendere appieno ciò che sta guardando. Per alcuni itinerari sono state create delle guide cartacee con schede impermeabili che possono essere portate sott’acqua dai visitatori per seguire il percorso e leggere notizie storiche sui reperti.
Anche le nuove tecnologie sono entrate nel modo di fruire la cultura sott’acqua. Per alcuni siti sono stati realizzati visori subacquei da polso che consentono, avvicinandoli al reperto, di vedere su uno schermo direttamente sott’acqua una descrizione del reperto stesso e il suo utilizzo in antichità, accompagnato da foto descrittive e ricostruttive.
Un itinerario subacqueo per non vedenti
Ma la visita di un itinerario archeologico subacqueo può rappresentare anche una iniziativa dalla grande valenza sociale: un’esperienza multisensoriale riservata ai subacquei non vedenti. Nei fondali di Acitrezza, all’interno dell’Area Marina Protetta dei Ciclopi, un itinerario subacqueo appositamente creato consente a subacquei non vedenti di immergersi lungo un percorso a circa 18 metri di profondità delimitato da una cima guida, e di “toccare” repliche di anfore in resina, identificate da cartellini descrittivi impermeabili realizzati con il sistema braille. Oltre alla parte di itinerario riservato ai non vedenti, una serie di ancore di varie epoche, dalle più antiche in pietra alle più moderne in metallo, sono riservate agli altri subacquei per un’immersione di grande emozione da condividere con chi “vede” con le mani.