GINOSTRA: L’ISOLA NELL’ISOLA

by Giuseppe Riggio
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GINOSTRA: L’ISOLA NELL’ISOLA

La vita all’ombra del Vulcano 

L’isola nell’isola esiste. Si tratta di Ginostra che si trova a Stromboli, ma per quelli che vi abitano e che lo amano è un posto altro, diverso e forse unico in Italia: un villaggio abitato da poche decine di persone e dove si arriva sostanzialmente solo via mare. Sarebbe in teoria raggiungibile anche via terra, ma solo attraverso un sentiero che passa accanto ai crateri attivi.  Dal punto di vista dell’accessibilità venti anni fa la situazione era ancora più complicata, perchè chi voleva andare a Ginostra doveva affidarsi ad una barchetta che accostava il traghetto e poi trasportava gli arditi passeggeri sino ad un posto che si chiama “scalo pertuso”: un buco, una sorta di anfratto in mezzo alla scogliera. Ogni tanto questo incantato isolamento si interrompe. Questo accade quando, per qualche ragione, Ginostra balza improvvisamente agli onori della cronaca. In questi casi il villaggio esce -provvisoriamente- dal silenzio appartato in cui sono immersi i suoi abitanti e per qualche giorno le foto delle sue belle case bianche finiscono sulle home page dei siti internet. L’ultima volta è successo il 3 luglio del 2019, quando un’esplosione anomala del vulcano Stromboli sommerse con prodotti piroclastici tutta l’isola e  il mare intorno, causando la morte di un turista straniero che si trovava appunto dalle parti di Ginostra. Dopo quell’evento venne segnalata anche una fuga di turisti da Ginostra, ma che durò solo qualche settimana. Perchè “l’isola nell’isola” resta comunque un posto bellissimo, una meta preziosa che va raggiunta da quanti vogliono sperimentare esperienze impossibili altrove: la luna che illumina la notte e rischiara il cammino, nessuna presenza di mezzi a motore.

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L’unica, sfortunata vittima della spaventosa liberazione di energia che avvenne nel luglio del 2019 si trovava non lontano dalla frazione, dalle parti di Punta Corvo dove si va con una facile passeggiata per osservare le esplosioni dello Stromboli che si riversano sulla Sciara di fuoco. Ma quella volta avvenne qualcosa di veramente fuori dal comune. Un parossismo che per i vulcanologi rientra nel novero degli eventi improvvisi, privi di  segni premonitori e che nel 2019 avrebbe potuto provocare una vera strage se fosse avvenuto nel pomeriggio, quando decine di comitive condotte dalle guide erano solite ascendere sino ai crateri dal versante opposto di punta Labronzo. Del resto a Stromboli, come su tutti i vulcani attivi, può sempre avvenire l’evento raro o anomalo, quello che nessuna Protezione civile potrà mai prevenire. Qualcosa di simile avvenne nel lontano 1930. Come ben ricordava Vincenzina Lo Schiavo, classe 1920, abitante di Ginostra che manteneva lucida memoria -fino a pochi anni fa- di un evento avvenuto quando era ancora una bambina e che fu del tutto somigliante a quello del 2019: “Ci salvammo perché eravamo andati tutti ad un funerale di una ragazza giovane – ci raccontò un giorno nella sua abitazione a picco sulla scogliera- le pietre lanciate dal cratere sfondarono anche dei tetti e qualche casa prese fuoco. Dove ci trovavamo noi, al cimitero proprio sotto la montagna per fortuna non arrivò nessun masso”. Insomma in quel caso gli abitanti di Ginostra rimasero illesi perchè le esequie di uno di loro salvò la vita di molti altri.  I cronisti eoliani coevi raccontarono che però dopo quella esplosione molti degli ottocento abitanti partirono, molti per mai più ritornare. Il rientro era scoraggiato anche dell’inesistenza di un vero molo. 

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Da qualche anno c’è finalmente un approdo adeguato e gran parte delle case sono state ben restaurate, c’è anche la luce e l’acqua corrente. “Ma per portare un po’ di progresso nella nostra frazione -mi spiegava Gianluca Giuffrè, attivo abitante del villaggio- ogni volta abbiamo dovuto fare una battaglia, a volte anche in modo creativo”. Nel 2002 la mancanza di energia elettrica diventò un caso nazionale grazie a Pippo Baudo che fece intervenire una delegazione di abitanti in una edizione del Festival di Sanremo.  Adesso a Ginostra esistono tutti i servizi essenziali, la sensazione che prevale è però ugualmente quella di trovarsi in un posto raro, realmente straordinario. Certo ogni tanto “iddu”, come chiamano il vulcano che sovrasta il paesino, incute paura ai turisti. Invece della sabbia fine che talvolta ricade da lassù, qualche volta arriva una gran botta, che rimbomba in tutte le case. Ma quelli di Ginostra sanno che “iddu” e fatto così. E intanto continuano a tener vivo un luogo, di selvaggia bellezza, dove consiglio vivamente di andare:  perchè dopo aver vissuto in quelle case intorno allo scalo “pertuso”, Ginostra resta per sempre un posto dell’anima.

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