DA TONGA ALL’ETNA IN 17 ORE

by Alessandro Bonforte
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LE ONDE FANNO IL GIRO DEL MONDO

Quanto è piccolo il Mondo! È una frase che si dice sempre, quando ci si incontra o in mille altre occasioni, spesso anzi quasi sempre senza renderci conto di quanto sia vera questa affermazione. La recente vicenda del vulcano delle isole Tonga, Hunga Tonga – Hunga Ha’apai, rivela la piccolezza e fragilità del nostro pianeta al suo stesso potenziale. Un vulcano, tutto sommato piccolo; all’occhio umano si rivela tramite due piccoli isolotti nell’Oceano Pacifico, a NE della Nuova Zelanda, che si erano da poco connessi da uno stretto lembo di terra costruito durante le ultime eruzioni ed iniziava ad essere abitato da piante ed animali (https://blogs.nasa.gov/earthexpeditions/2019/10/21/the-new-and-the-lost-world-of-hunga-tonga-hunga-haapai/).
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I due isolotti di Hunga Tonga (a destra) e Hunga Ha’apai (a sinistra), fino al 2014. Immagine da Google Earth.
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Il cono vulcanico che è emerso e ha unito i due isolotti dal 2015. Immagine da Google Earth.
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Il nuovo lembo di terra che univa i due isolotti (Hunga Tonga sullo sfondo). Credit: NASA/ Dan Slayback
 
 
Questa piccola terra emersa è la vetta di un vulcano ben più grande, che si sviluppa sotto il livello del mare (https://twitter.com/fruys/status/1482845290369536000), ma niente di eccezionale come dimensione.
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Mappa e batimetria del vulcano Hunga Tonga – Hunga Ha’apai, che rivela la vasta caldera sommersa a SE del nuovo cono vulcanico. Credit: Simon Barker (https://eos.org/science-updates/new-volcanic-island-unveils-explosive-past).
 
Eppure, questo vulcano è stato in grado di produrre la più grande esplosione mai registrata dall’uomo. L’onda d’urto di questa esplosione è stata chiaramente fotografata dai satelliti (https://twitter.com/MathewABarlow/status/1482773777410891779), le immagini hanno fatto il giro del mondo, così come l’onda stessa. Il boato è stato udito in Alaska, ed è stato rilevato dai sensori fin qui sull’Etna, quasi agli antipodi (https://buff.ly/3nCrHAC). Ma ha fatto anche di più: ancora carico di energia, ha rifatto il giro del nostro pianeta e si è ripresentato dalle nostre parti dopo circa 36 ore (https://buff.ly/3rs4HFt). C’è chi ha osservato anche il terzo giro.
Molti si chiedono se qui da noi, nel Mediterraneo, sia possibile un evento del genere. Subito si parla del Marsili, la star dei vulcani sottomarini del Mediterraneo. Diciamo subito che il Marsili è un vulcano diverso, basaltico e non andesitico come l’Hunga Tonga – Hunga Ha’apai, cioè ha magmi più fluidi e meno ricchi in gas. Inoltre, la sommità del Marsili, o meglio il punto più alto della catena di crateri che costituisce il seamount, si trova a circa 500 m di profondità, con una pressione tale da impedire la liberazione violenta dei gas. Ma nel Mediterraneo ci sono altri vulcani sottomarini, nel Tirreno stesso c’è il Palinuro, più vicino alla superficie (84 m) e con un cratere probabilmente recente sempre a 500 m di profondità; c’è l’Empedocle al largo di Sciacca nel Canale di Sicilia, dove un’isola è già emersa nel 1831 (Isola Ferdinandea) per essere poi erosa dalle onde. Ma sono tutti vulcani basaltici, il rischio tsunami di cui si parla per questi vulcani è legato piuttosto a possibili frane sottomarine, magari innescate da attività vulcanica (approfondimenti su: https://ingvvulcani.com/2020/06/24/i-preziosi-vulcani-del-mar-tirreno-il-marsili-e-il-palinuro/https://ingvvulcani.com/marsili/ – https://ingvvulcani.com/2020/01/27/cera-una-volta-lisola-ferdinandea/).
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L’ubicazione dei vulcani sottomarini Marsili e Palinuro nel Mar Tirreno
 
E poi ci sono le Eolie, vulcani più esplosivi e per gran parte sotto il livello del mare. Così come Pantelleria. Un’eruzione potrebbe avvenire sotto il pelo dell’acqua, è successo a Pantelleria nel 1891 (https://ingvvulcani.com/pantelleria/ ) o come successo per Vulcanello, che ha iniziato a formarsi come isolotto tra Vulcano e Lipari in epoca incerta e unitosi all’isola di Vulcano solo nel XVI secolo (https://www.ct.ingv.it/index.php/formazione-e-divulgazione/news/314-la-controversa-origine-di-vulcanello-riesame-delle-fonti-storiche). Oppure a Panarea, o meglio nel piccolo arcipelago di isolotti di Panarea, che rappresentano, come gli isolotti di Hunga Tonga – Hunga Ha’apai (ma anche come quelli di Santorini o del Krakatau) i resti di un vulcano distrutto, dal mare e dal collasso, la cui parte attiva si trova sotto il pelo dell’acqua e mostra attualmente solo attività fumarolica (https://ingvvulcani.com/panarea/).
2 @ sconosciuto DA TONGA ALL'ETNA IN 17 ORE
Le isole Eolie, cime di vulcani che si sviluppano sotto il livello del mare.
 
L’incredibile energia sviluppata dall’eruzione del 15 gennaio non è stata infatti solo il frutto del magma. L’eruzione in sé non è stata delle più violente ma è avvenuta col giusto mix di ingredienti che ne hanno moltiplicato l’energia. In realtà non è stato il vulcano da solo, l’energia è stata liberata dallo scontro di due elementi naturali, la lava e l’acqua. L’eruzione di un magma di quel tipo provoca già una forte e talvolta devastante attività esplosiva legata all’elevato contenuto di gas nel magma, se tutto ciò avviene pure sotto il livello del mare a bassa profondità (ad elevata profondità la pressione è tale da impedire la formazione delle bolle di gas) l’eruzione provoca anche l’immediata evaporazione di un enorme volume di acqua. Il risultato è stato di una potenza per noi certamente impressionante. Queste energie dovrebbero però farci anche riflettere sulla nostra posizione e ruolo su un pianeta piccolo ma estremamente vivo. Sono le energie che permettono la vita sulla Terra. Energie primordiali, che muovono i continenti, l’aria e l’acqua. Questi sono fenomeni planetari e universali, energie in cui siamo costantemente immersi; di dimensioni tali, così grandi, da essere impercettibili per noi. Il nostro pianeta ci sembra così grande e così immutabile perché lo guardiamo con i nostri occhi e lo misuriamo col nostro tempo. Sbagliatissimo. Il nostro tempo e i nostri occhi vanno bene forse per misurare le cose umane, la natura, l’universo ha altre dimensioni. L’eruzione di un vulcano nel pacifico ha smosso e scosso l’aria di tutto il pianeta e le acque di un intero oceano come se nulla fosse. Il nostro pianeta è piccolo e i nostri destini, umani e di tutti i viventi, sono interconnessi e vicini più di quanto non immaginiamo. Le risorse non sono infinite e le distanze non sono tali da poter considerare isolato nessun elemento, biologico o geologico. Il mondo è piccolo, davvero, è l’energia in gioco che è inimmaginabile, tanto da rendere insignificante ogni singolo elemento su di esso e persino il pianeta stesso.
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Sequenza di immagini satellitari che mostrano lo sviluppo della nube di cenere e la sovrastante nube di vapore. Al di sotto della nube si nota anche l’onda d’urto che si irradia dal vulcano. GOES-17 (West) ProxyVisible | Image Credit: NOAA – CIRA/RAMMB.

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2 comments

gianrico 28 Gennaio 2022 - 10:55

Ottimo articolo, molto interessante!

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Alessandro Bonforte 28 Gennaio 2022 - 16:15

Grazie!

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