Grotte e culti della Sicilia antica
La Sicilia antica, come anche quella contemporanea, diveniva per gli abitanti un luogo mitico in cui alcuni aspetti del paesaggio acquistavano grande rilevanza. Tra questi l’acqua e le grotte.
Il paesaggio delle acque è da sempre, infatti, elemento cardine di ogni civiltà e di ogni insediamento e proprio grazie ad esse, sin dall’antichità, si è valutata la possibilità di rimanere in questo territorio in modo stanziale. L’acqua diventa anche un limite tra la natura incontaminata e lo spazio antropizzato.
Un elemento di grande importanza per il paesaggio delle acque siciliano è quello connesso alle grotte. Queste, forse per via dell’ambiente buio e oscuro, hanno da sempre destato l’interesse degli abitanti, risvegliando racconti e folklore per le comunità vicine.
Le grotte sono anche la sede del culto di diverse entità divine o semidivine, creature mistiche e misteriose così come l’habitat che ad essi appartiene, e che nei diversi periodi prendono nomi diversi.
In età classica sono le ninfe, in particolar modo, che abitano le grotte, creature che risiedono in ambienti naturali del territorio e sono esse stesse rappresentazione dei luoghi che abitano. Esse sono nutrici di divinità, come le ninfe che nutrirono Zeus nell’Antro Ideo, o ancora, le nutrici di Dioniso dell’Antro Niseo e sono anche creature ctonie, ovvero abitanti delle profondità terrestri.
La grotta, come l’acqua che vi scorre dentro, è considerata un elemento di passaggio tra il mondo terreno e quello ultraterreno e ha spesso proprietà divine o purificatrici, sia che essa sia naturale o artificiale. Per tali ragioni diverse grotte nel corso del tempo hanno assunto carattere rituale e al loro interno sono stati trovati anche diversi materiali votivi.
Sia in Magna Grecia che in Sicilia vi sono diverse grotte che sono state “abitate” da divinità e che sono diventate sede di venerazione o, a volte, anche di rituali.
Un esempio lampante di quanto queste grotte venissero ritenute ambienti sacri è quello di Grotta Caruso, che pur trovandosi in Calabria è esemplificativo per quello che sembrano essere diversi ambienti sotterranei della Sicilia (Fig. 1). Da questa grotta, che si trova nei pressi dell’antica Locri
Epizefiri, provengono diversi modellini fittili di grotta e altrettante offerte votive di diverso genere.
Uno degli elementi che salta più all’occhio è la vegetazione fedelmente rappresentata nei modellini di grotta, che avvalora l’importanza dell’ambiente naturale nell’ambito dell’atto cultuale (Arias 1941).
La “Casa delle Fonti” e la “Grotta della Sibilla”
In Sicilia, ambienti simili sono presenti in diverse aree del territorio. Un esempio di grande importanza è quello del cosiddetto “Santuario rupestre” agrigentino, oggetto di studi di diversi specialisti nel corso del tempo. Il luogo, denominato anche “casa delle fonti” dalla studiosa A.
Siracusano, è emblema di una cultualità ad alto impatto paesaggistico, ed era probabilmente sede di antichi culti e rituali a cui ad oggi è ancora complesso fornire una interpretazione certa. Il santuario presenta, secondo alcuni studiosi, le caratteristiche di un luogo di culto ctonio posto in stretta connessione con il santuario superiore legato al culto di Demetra. E.C. Portale ne ha proposto l’identificazione con un luogo di culto dedicato alle ninfe. Le grotte del “Santuario rupestre”, detto anche di San Biagio, erano cavità artificiali e avevano con ogni probabilità anche funzione di favissa sacra. Dentro questi antri sono stati ritrovati diversi busti femminili in terracotta.
Altri luoghi che presentano grotte o ambienti ipogei e in cui sono stati ritrovati elementi che richiamano la ritualità antica sono, ad esempio, il Ninfeo/Mouseion del Teatro di Siracusa (Fig. 2), l’Antro della Chiesa Madre di Centuripe (Marconi 1929; Siracusano 1983; Larson 2001; Portale 2012; Fino 2014, Portale 2015).
Un altro esempio del legame tra antri sacri, acque curative ed elemento femminile è rappresentato dal caso della Grotta della Sibilla di Marsala. Si dice infatti che la Sibilla abbia vissuto nella grotta dell’antica Lilibeo e che lo stesso ambiente sia anche il suo sepolcro. Sopra la grotta è stata costruita la chiesa di San Giovanni Battista e l’acqua del luogo era oggetto di ricerca e di venerazione per molti pellegrini come rimedio per diversi malanni. Il fatto che l’acqua di questa grotta donasse anche poteri profetici, contribuisce a supporre che vi fosse un culto di entità associabili alle ninfe, poiché queste entità possedevano e praticavano le arti divinatorie (Ustinova 2009).
Le ninfe sono quindi creature mediatrici tra l’uomo e la natura e questo è uno dei motivi per cui a livello iconografico esse vengono raffigurate nelle bocche di alcuni acquedotti o fontane. Esse sono intermediarie tra tutto ciò che è natura incontaminata e ciò che è creato dalla mano dell’uomo. “[…]
Non le ha prodotte l’immaginazione ellenica: erano al loro posto, nelle acque, fin dal principio del mondo […] sono state create allo scorrere vivo dell’acqua, dalla sua m agia, dalla forza che ne emanava, dal mormorio delle acque […]” (Eliade 1976).
Nella foto di copertina: Statuetta di Ninfa in marmo proveniente dalla Grotta-Ninfeo, Teatro di Siracusa e conservata presso il Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi”, Siracusa
Bibliografia
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FINO 2014 = A. FINO, La fontana arcaica di San Biagio ad Agrigento, in M. LIVADIOTTI, M.C. PARELLO (edd.), Il restauro dei monumenti antichi. Problemi strutturali: esperienze e prospettive, Atti delle Giornate di Studio, Agrigento, 23-24 novembre 2012, Thiasos, 3.2, Convegni, 2014, pp. 67-91.
LARSON 2001 = J. LARSON, Greek Nymphs. Myth, Cult, Lore, Oxford 2001.
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