TERRE DI MITI E LEGGENDE

by Giulia Raimondi
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Alcuni esempi tra Messina e Catania

La Sicilia è nota sin dai tempi più antichi come una terra ricca di miti connessi agli elementi naturali che la caratterizzano. È la più grande isola del Mediterraneo, che, seguendo le parole di F. Braudel, non è un semplice mare, ma “un susseguirsi di mari” così come la Sicilia non è un’isola semplice, ma è piuttosto un continuo network di popoli e civiltà che si intersecano tra loro, scambiandosi informazioni, pratiche, costumi e storie (F. Braudel 2008, p. 43; Braudel 1998). Tra queste storie vi sono senza dubbio le leggende e i miti che danno un nome ai luoghi e ai paesaggi siciliani. La stessa isola è quindi coinvolta in un sistema di fondante cultualità che coinvolge tutto il territorio insulare, passando da un angolo all’altro attraverso i suoi corsi d’acqua e la sua vegetazione.
Sin dai tempi remoti l’essere umano ha sentito il bisogno di comunicare con la natura e con i fenomeni ad essa connessa, riconoscendo in essi delle entità ultraterrene o, in alcuni casi, semi divine, mediatrici tra l’uomo e l’ambiente. La loro conoscenza avviene già a partire dalla toponomastica del territorio e la loro rievocazione diventa un connubio con l’identità della comunità a cui esse appartengono (M. Halbwachs 1950; J. Vansina1985; J. Assmann 1992).

Fig. 1 - Fontana del Nettuno (Foto di Giulia Raimondi)

Il cercare di dare un senso al fenomeno inspiegabile, che esso sia naturale o che non lo sia, da sempre conduce i popoli all’elaborazione di sacralizzazioni di luoghi o di oggetti indispensabili alla sopravvivenza della comunità. Questa tipologia di fenomeno reca con sé un tipo di significato talmente forte da delineare quella che S. Cannizzaro definisce “Geografia del mito” (S. Cannizzaro 2020). Tale dicitura pone in correlazione, ancor più che in passato, l’importanza dello spazio geografico in cui avvengono i singoli eventi, in particolar modo quelli che hanno dato luogo ai miti del territorio in cui essi si sono svolti. Tali storie possiedono quindi potenti tratti evocativi e simbolici che richiamano l’identità locale e comunitaria, ed è proprio attraverso queste antiche storie che la società in cui viviamo celebra il passato.
Discutendo della Sicilia orientale non si può non accennare al mito dello Stretto di Messina, noto nel tempo per via dei fenomeni di carattere mitico-paesaggistico che avvengono nel luogo.
Il mito dei mostri dello Stretto, Scilla e Cariddi, riecheggia ancora tra le storie di quel braccio di mare che separa l’Italia dalla Sicilia (fig. 1). Sia Scilla che Cariddi erano due ninfe, rispettivamente abitanti della costa calabrese e della costa siciliana, che per via di altre entità divine divennero i famosi mostri dello Stretto. Scilla, secondo le fonti classiche, era una ninfa della Calabria che si recava presso le sponde siciliane dell’odierna Messina per fare un bagno nel mare. Una sera fu vista da Glauco, il quale, innamorandosene, chiese aiuto alla maga Circe, che colta dalla gelosia fece sì che Scilla assumesse le sembianze di un mostro.

Fig. 2 - Etna (Foto di Daniele Musumeci)

Anche Cariddi non ebbe miglior sorte. La ninfa, marina famosa per la sua insaziabilità, divorò dei buoi di Gerione, e Zeus, per questo abominevole peccato, la trasformò in un mostro marino posto di fronte a Scilla. Questi due elementi mitologici
furono alla base delle storie sulla temibile area dello Stretto di Messina, terrore per molti marinai antichi per via dei gorghi che si formano in quell’area (per via dello scontrarsi di correnti e maree dovute all’incontro di Mar Tirreno e Mar Jonio). Come ogni area della Sicilia, l’intera provincia di Messina presenta una tale quantità di miti da non poterli descrivere tutti. Luoghi come i laghi di Ganzirri, nei quali aleggiava la presenza della ninfa Pelorias; il mito di Colapesce; o, la località di
Fiumedinisi, collegata con miti che vedono per protagonisti Dioniso e Saffo, o, ancora, le Rocche dell’Argimusco, luogo di scontri tra Zeus e i giganti, e altri luoghi come Tindari, connesso a livello toponomastico con i Dioscuri, sono zone pregnanti di mitologia e di simbolismo, indispensabili fonti di correlazioni tra il luogo e i suoi abitanti. Su tale filone non possiamo non discutere della zona etnea, luogo in cui sorge il vulcano Etna, definito anche “A Muntagna”.

Fig. 3 - Aci Trezza (Foto di Giulia Raimondi)

L’Etna ispira da sempre storie e miti di diversa natura; a volte infatti il vulcano è sede dell’officina di Efesto, altre volte è la bocca del gigante Tifeo, o secondo altri, di Encelado (fig. 2).

Molti racconti hanno subito il fascino del vulcano siciliano attorno al quale aleggiano storie come quella dei Fratelli Pii, i quali vennero risparmiati dalla lava dopo aver supplicato gli dei.
Essendo una terra ricca di sorgenti e di corsi d’acqua, l’area della provincia di Catania, così come la Sicilia intera, è nota per le storie mitiche presenti nel territorio, “positive o negative” che siano (Merola 2003, p. 59 in Cannizzaro 2020, p. 90). Noto è anche il mito che riguarda il giovane Aci e la ninfa Galatea. L’amore dei due giovani fu bruscamente interrotto dalla folle gelosia del ciclope Polifemo che uccise Aci (Foto di copertina). Il sangue del giovine divenne un corso d’acqua attraverso il quale Aci e la sua ninfa Galatea proseguirono il loro imperituro amore. Dalla storia di Aci e Galatea mutuano il loro nome diversi luoghi etnei come Aci Trezza, Aci Castello, Acireale, ecc., e i toponimi correlati ai miti in Sicilia sono molteplici, attestati dalle fonti o dalle tradizioni locali (fig.3).
I luoghi delle ninfe delle acque di Sicilia, quali, ad esempio, Aretusa e Ciane (tra Siracusa ed Enna), o, ancora, Camarina (eponima della città antica), sono parte di un complesso e pluristratificato sistema da analizzare ai fini di una corretta valorizzazione storico-territoriale attraverso la quale è possibile riconoscere la “sacralità ancestrale” (Cannizzaro 2020, p. 90) di tali miti, coltivando la natura culturale dei luoghi in cui la comunità vive ed opera.

In copertina: Acireale. Villa Belvedere. Statua di Aci e Galatea (Photo G. Raimondi)

Bibliografia:

Assmann J., La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identità politica nelle grandi civiltà antiche,
1992.
Braudel F., Il Mediterraneo: lo spazio la storia gli uomini le tradizioni, 2008.
Braudel F., Memorie del Mediterraneo. Preistoria e Antichità, 1998.
Cannizzaro S., Ecomuseo dell'Etna. Tra natura, mito e cultura, 2020.
Halbwachs M., La mémoire collective, 1950.
Vansina J., Oral Tradition as History, 1985.

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