(Posidonia oceanica)
A quanti sarà capitato durante la stagione estiva di ammirare le meraviglie viventi presenti nei fondali dei nostri mari? Basta mettere una maschera subacquea ed ecco che si apre un mondo, abitato da organismi che hanno forme e colori sorprendenti.
Sicuramente, gli organismi marini che in noi suscitano maggiore interesse sono i pesci, le tartarughe, i grandi mammiferi marini, con i loro movimenti eleganti. Il mare, come dicevamo, è un grande involucro abitato da una miriade di specie, ognuna avente una precisa collocazione ed un ruolo ecologico. Questo vuol dire che gli organismi marini, siano essi vegetali o animali, si distribuiscono non a caso, ma occupano gli ambienti sommersi secondo le proprie esigenze, stabilendo tra di loro delle relazioni strettissime.
Tra le specie che possiamo osservare nel nostro mare, c’è la Posidonia oceanica, che forma delle estese praterie verdi sommerse. Contrariamente a come il suo nome farebbe pensare, questa specie non la troviamo nell’Oceano, ma solo ed esclusivamente nel Mar Mediterraneo, per questa ragione si
dice che è endemica del Mediterraneo.
Posidonia oceanica
Della sua presenza in mare ci si può accorgere anche senza immergersi, quando lungo la costa si rinvengono delle formazioni sferiche marroncine dette egagropili.
Molti indicano erroneamente la Posidonia oceanica col termine alga, in verità da una semplice analisi visiva, ci accorgiamo che la Posidonia ha un’organizzazione che ricorda piuttosto quella delle piante. Ed è proprio così!
La Posidonia è una vera pianta (fanerogama marina) che nel corso del suo processo evolutivo è passata dalla terraferma al mare, sviluppando degli adattamenti che gli permettono di vivere in un ambiente complesso. In essa si osservano la radice, il fusto con foglie e fiori che in seguito ad impollinazione, danno frutti carnosi. Il fusto, viene distinto in: plagiotropo, che assicura l’accrescimento orizzontale della prateria e ortotropo che assicura l’accrescimento verticale. L’accrescimento verticale è fondamentale nel posidonieto in quanto evita che il sedimento, accumulandosi nel tempo, possa seppellire la stessa prateria. Fusti vecchi e sedimento formano così uno strato chiamato “matte” che può raggiungere spessori importanti nei posidonieti in equilibrio.
Il frutto, ricco di sostanze oleose, giunto a maturazione, si distacca dalla pianta madre e galleggia in superfice dove nel corso del suo vagare può rilasciare il seme. Quest’ultimo se giunge in un luogo favorevole germina e genera una nuova piantina.
La Posidonia oceanica, si riproduce attraverso due modalità: una riproduzione sessuata e una asessuata. La prima modalità è quella in cui il polline, disperso in acqua, feconda il gamete femminile, generando il frutto contenente il seme. Questa modalità riproduttiva non avviene sempre, ma quando si verifica dà vita ad un nuovo individuo con una maggiore variabilità genetica. Vuol dire che, questo individuo avrà un patrimonio più ampio di geni, che gli permetterà di adattarsi meglio ai cambiamenti.
La seconda modalità riproduttiva (asessuata) è la più frequente e si verifica quando un fusto, poggiando nel substrato marino, emette nuove radici, potendosi così accrescere verso altre direzioni. Il fusto che ha emesso radici, altro non è che un prolungamento della pianta madre che presenta le stesse caratteristiche genetiche (clone). Le praterie di Posidonia, si sviluppano da meno di un metro di profondità, fino ad una profondità massima di circa quaranta metri nelle acque molto limpide. Questa profondità, segna il limite massimo di sviluppo della Posidonia e rappresenta così il fattore limitante nello svolgimento del processo fotosintetico da parte della Posidonia.
La Posidonia oceanica ha diversi ruoli nell’ecosistema marino: assorbe l’anidride carbonica e produce ossigeno (produzione primaria), rappresenta una sorta di grande “asilo nido” dove piccoli organismi, compresi i piccoli pesci, trovano rifugio, consolida i substrati e rallenta il moto ondoso, riducendo così l’erosione delle coste.
Le foglie più vecchie della Posidonia si distaccano, così come si distaccherebbero le foglie di un albero e si depositano lungo la costa, accumulandosi in formazioni chiamate “banquettes”.
Queste, costituiscono un fastidio per i bagnanti che pensano di trovarsi in una spiaggia sporca, quando di fatto la loro presenza è un buon segnale. La rimozione di questi cumuli di foglie misti a fusti interi e sfibrati (egagropili), espone maggiormente la spiaggia al fenomeno dell’erosione costiera, venendo meno quell’effetto cuscino che protegge la spiaggia dall’azione battente delle onde.
Le praterie di Posidonia, costituiscono degli habitat estremamente fragili e le cause della loro regressione sono: gli ancoraggi indiscriminati delle imbarcazioni, la pesca a strascico, l’inquinamento, il riscaldamento globale e la cementificazione delle coste.
Da qualche tempo, sono state messe a punto delle tecniche di reimpianto, nei fondali in cui la Posidonia è scomparsa, che prevedono l’utilizzo di cloni o giovani piante ottenute da seme.
La Sicilia presenta delle biocenosi a Posidonia in discreto stato di conservazione e la parte occidentale dei suoi fondali ospita la prateria di Posidonia più estesa del Mediterraneo. Gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione per tutelare la biodiversità marina sono molteplici, tra questi l’istituzione di aree marine protette ha permesso in questi anni una miglior salvaguardia del posidonieto, sperando così di poter continuare a proteggere questo importante patrimonio ambientale nel tempo.