L’ETNA: UNA MONTAGNA CHE CRESCE

Ha solamente 550.000 anni, ed è in piena età dello sviluppo

by Alessandro Bonforte
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L’Etna presenta una lunga e travagliata storia eruttiva con cicli eruttivi culminati in attività violentemente esplosive che hanno condizionato la vita delle popolazioni residenti alle sue pendici. I vari fenomeni vulcanici, non possono essere disgiunti dalle variabili fenomenologie occorse nel tempo sull’Etna. Allo stesso tempo, ci devono far riflettere circa il nostro rapporto con il territorio, facendoci ricordare che è il Vulcano a stabilire le regole del gioco e a noi spetta comprendere l’importanza fondamentale dello Studio, finalizzato anche ad una sempre più accurata prevenzione e previsione, ai fini della sicurezza e della corretta pianificazione territoriale in un’area così densamente popolata.

Grazie all’INGV e all’Università di Catania i cittadini e le altre istituzioni usufruiscono di dettagliate informazioni sullo stato del sistema vulcanico dell’Etna. Attraverso le descrizioni dei fenomeni vulcanici e sismici contenute nei report e nei bollettini pubblicati sul sito www.ct.ingv.it e a disposizione di chiunque, è possibile avere un’idea di cosa accade all’Etna.

Foto 1 - Deposito piroclastico del 1669 nei pressi di Nicolosi

È proprio grazie alla notevole mole di informazioni e di crescente conoscenza, che giornalmente possiamo consultare se si è potuto sapere per tempo che le eruzioni e gli episodi vulcanici violentemente esplosivi occorsi nel mese di luglio hanno profondamente trasformato l’area craterica attraverso intensissime attività stromboliane, fontane di lave e attività parossistiche che hanno creato un impatto enorme  sui paesi Etnei e sulla città di Catania attraverso la ricaduta di enormi quantità di piroclastiti.

La ricaduta di lapilli e cenere è l’aspetto più evidente per la maggioranza della popolazione, che ne subisce le conseguenze sulle proprie auto, balconi e tetti, sulle strade che diventano scivolose per qualche giorno. Oltre alla cenere, in uno stratovulcano come l’Etna, la crescita è data anche, anzi soprattutto, dalle colate di lava; fenomeno che impatta su strisce più strette di territorio ma con spessori metrici ed effetti ben più drammatici. Come un fiume che ha bisogno del suo spazio per espandersi durante le piene e per adattare nel tempo il suo percorso depositando sempre nuova sabbia e limo sulla sua pianura lungo il suo corso, un vulcano si accresce e contrasta l’erosione in questo modo. L’Etna è la vetta più alta dell’Italia peninsulare e insulare ed è cresciuta in modo differente da tutte le altre montagne. Mentre una montagna “comune” viene spinta dal basso dalle poderose forze tettoniche, un vulcano cresce per accumulo di materiale dall’alto. È così che un vulcano come l’Etna si è formato e continua a formarsi, accumulando materiale in strati successivi, seppellendo ogni volta sé stesso un po’ alla volta nel corso di centinaia di migliaia di anni. In questo lunghissimo percorso evolutivo ci inseriamo noi umani, che da pochi millenni ne abitiamo le pendici, vivendone i singoli episodi con memoria a brevissimo termine e nell’incapacità di osservare il fenomeno nel suo disegno troppo grande per essere inquadrato. Basti pensare che molti elementi morfologici che ci sembrano immutabili sono più recenti della stessa colonizzazione umana. Lo skyline del vulcano è profondamente cambiato solo a partire dall’anno 2000; basti pensare ai coni del 2001 e del 2002, oltre alla parte sommitale. In Valle del Bove si sciava e la Val Calanna era un rigoglioso frutteto prima del 1992. La “Montagnola”, sul cui versante si dilettano gli sciatori in inverno, non esisteva prima del 1763 e lo stesso profilo delle piste da sci era diverso prima del 1983 e del 1985. Lo stesso vale per gli impianti sciistici e turistici sull’altro versante, “ridisegnato” nel 2002. La “storica” pineta dei Monti Rossi non esisteva prima del 1669, con i Monti Rossi. Continua, veloce, la modifica e la rigenerazione del paesaggio.

Foto 2 - I depositi dell'eruzione del 122 a.C. in Contrada Salto del cane a circa 1500 mt s.l.m.

Già abbiamo osservato (e forse già spostato in archivio e dimenticato) le profonde variazioni occorse al cratere di Sud-est dagli anni 2000, fino ad un paio di anni fa, quando diventò la nuova vetta del vulcano; variazioni morfologiche tanto evidenti da modificare l’aspetto della sommità dell’Etna da qualunque punto di osservazione e da centinaia di chilometri di distanza. Più o meno lo stesso fenomeno già occorso dagli anni ’70 con il cratere di Nord-est. Le più recenti modificazioni morfologiche e strutturali hanno modificato profondamente la Bocca Nuova e il Cratere di Nord-est ma soprattutto la Voragine che ha sviluppato, in breve tempo, un edificio piroclastico che ha portato la nuova altezza dell’Etna accertata a 3369 metri s. l.m. (misure eseguite tramite rilievi topografici condotti con drone e attraverso l’ausilio del satellite).

Foto 3 - Quando i prodotti di un'eruzione non possono essere spazzati via. Qui il livellodel vulcano è cresciuto di parecchi metri in pochi giorni. Siamo in località Campanarazzu, la vecchia Misterbianco e l'eruzione è quella del 1669.
Foto 4 - Veduta del vulcano da Sud, febbraio 2013

Tutta questa evoluzione avviene solo in sommità? Ovviamente no, la differenza è che al di sopra di una certa quota il vulcano è libero da interferenze umane, ma l’accumulo e la crescita non può, per ovvie ragioni fisiche e geometriche, avvenire solo in sommità. Numerosi paesi etnei sono a quote tra 100 e 700 m s.l.m.; quella quota è stata raggiunta nel corso della crescita dell’edificio vulcanico, sempre attraverso l’accumulo, con il seppellimento prima del basamento sedimentario e poi, via via, con l’accumulo di una pila di centinaia di metri di colate, lapilli e cenere. Basti pensare che la sola eruzione del 122 a.C, in piena epoca romana, depositò circa mezzo metro di spessore di lapilli alla quota dove oggi si snoda l’autostrada A18 appena a Nord di Catania. Quella fu la più violenta in epoca storica; con le eruzioni sommitali attuali si depositano pochi millimetri a quelle quote, ma centinaia o migliaia di episodi, nel corso dei secoli, pian piano hanno modificato e innalzato il livello del suolo. Nel corso di poche centinaia di migliaia di anni, tutto questo ha portato l’Etna a raggiungere, neanche tanto lentamente, la quota attuale. Fianchi compresi, ovviamente.

Foto 5 - Veduta del vulcano da Catania, luglio 2021. Il cratere di Sud-est sempre più imponenente
Foto 6 - Veduta del vulcano da Catania, dicembre 2021. Ancora un'altra forma
Foto 7 - Veduta del Vulcano da Sud, aprile 2023. Notare la crescita del cratere di Sud-est a destra, rispetto alla foto n° 4, scattate entrambe da Gravina
Foto 8 - Veduta del vulcano da Catania, 2 agosto 2024. Si nota la crescita del cratere voragine al centro della sommità.
Foto 9 - Veduta del vulcano da Belpasso, 3 agosto 2024. La vetta è ancora più alta ed evidente anche se la prospettiva inganna

Quindi, proviamo ad inquadrare ogni fenomeno nella naturale evoluzione del paesaggio. Nella fattispecie, ogni ricaduta di cenere è un piccolo passo della crescita e del modellamento del vulcano. Noi, con le nostre necessarie infrastrutture, non ci possiamo più permettere che il vulcano cresca sui suoi bassi versanti, non possiamo spostare case e strade ogni volta un centimetro più su; e quindi spazziamo, rimuoviamo tonnellate di nuovo materiale vulcanico.

Foto 10 - La parte sommitale dell'Etna dall'osservatorio vulcanologico di Pizzi Deneri, giugno 2013
Foto 11 - La parte sommitale dell'Etna dall'Osservatorio di Pizzi Deneri, luglio '24. Si nota la formazione del nuovo cono della Voragine al centro rispetto alla foto precedente

Si può dire che la nostra antropologica arroganza pretenda di “bloccare la crescita” del vulcano alle basse quote, così come la genesi dei fiumi o delle valli o di qualunque elemento morfologico la cui naturale evoluzione interferisca con le nostre infrastrutture. È un bel problema conciliare le esigenze umane con il percorso evolutivo del nostro pianeta. Chissà se un giorno ci si riuscirà? È un problema nuovo, perché nuovo è il genere umano e soprattutto nuove (di pochi millenni) sono le infrastrutture che possono durare secoli, come strade e città, tanto da iniziare a subire i processi geomorfologici senza potersi adattare.

Servono più geologi!

Alessandro Bonforte – Salvatore Caffo.
In copertina: – Il nuovo skyline dell’Etna con il cratere voragine

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