LE TIMPE DI ACI

Cicatrici dei terremoti

by Carmelo Monaco
627 views

Veduta aerea da est della scarpata di Timpa di Acireale (altezza=120 m)

Nel basso versante orientale dell’Etna, la topografia è caratterizzata dalla presenza di numerose scarpate pendenti prevalentemente verso la costa ionica, orientate NNE-SSW nel settore nord-orientale (Timpe di Piedimonte) e NNW-SSE nel settore sud-orientale (Timpe di Acireale-Miscarello). Queste scarpate (localmente chiamate “Timpe”) influenzano notevolmente l’andamento del reticolo idrografico e rappresentano il risultato dell’attività di faglie sismogenetiche. Si tratta cioè di fratture formatesi a causa dell’accumulo continuo nel tempo di piccoli movimenti relativi dei blocchi, associati a terremoti poco profondi e con energia da moderata a media, o a deformazione lenta e asismica (“creep”). L’accumulo di questi movimenti (dell’ordine del cm-dm) a partire dal Pleistocene superiore (120.000 anni fa) ha creato le scarpate che hanno altezze variabili da 5-30 m (ad es. Timpa di San Leonardello) a 100-200 m (ad es. Timpa di Acireale), in base all’età dei prodotti vulcanici che vengono “tagliati”.
La Timpa di Acireale forma una scarpata rettilinea, orientata circa nord-sud, cha taglia prodotti vulcanici messi in posto da 200.000 a 100.000 anni fa tra S. Tecla e Capo Mulini.
La scarpata di faglia a sud di S. Maria la Scala mostra chiare evidenze di arretramento dovute all’erosione marina (vedi immagine di copertina). Verso nord, tra Acireale e S. Tecla la scarpata, alta fino a 200 m, è mantellata dalla colata del 394 a.C. (su cui è edificato il villaggio di Santa Maria la Scala) che, forma un’ampia conoide lavica verso mare (v. Fig. 1).
Liscione di faglia lungo la Timpa di Santa Tecla. A monte di Santa Tecla, lungo un liscione su prodotti vulcanoclastici (“lahars”), si osservano delle strie di abrasione che indicano movimenti relativi tra i blocchi (v. Fig. 2). A riattivazioni lungo questo settore della faglia di Acireale (Timpa di S. Tecla) sono riferibili i terremoti del Febbraio 1986 (I= V-VII; M  3) che hanno causato lievi danni nelle abitazioni e piccole fratture sul manto stradale nell’area di S. Giovanni Bosco.
A nord-ovest di S. Tecla la Timpa mostra altezze progressivamente minori fino a perdere evidenza morfologica nell’area tra S. Giovanni Bosco e S. Venerina. Questa porzione, a direzione nord ovest-sud est, è stata riattivata durante l’episodio eruttivo del 2002-2003 (terremoto del 29/10/02 ore 10.02; M=4.4) con movimenti centimetrici per una lunghezza di 5 km. Analoghi effetti macrosismici sono stati riportati durante il terremoto del 1879 (I = VIII; M = 4.1).

 

 

Fig. 1 - Veduta aerea da est del settore settentrionale della Timpa di Acireale (altezza = 200 m) mantellata dalla colata lavica del 394 a.C. (da Google Earth)
Fig. 2 - Strie di abrasione lungo la Timpa di S.Tecla

 

Effetto dell’attività recente della Timpa di San Leonardello sul reticolo fluviale del Torrente Fago. La Timpa di S. eonardello mostra una scarpata rettilinea, alta fino a 25-30 m (v. Fig. 3), che taglia i conglomerati del Chiancone (ben visibili in affioramento lungo la falesia costiera tra Torre Archirafi e Pozzillo) e le colate laviche sovrastanti, più recenti di 15.000 anni. Assieme alla faglia di Trepunti forma una fossa tettonica (“graben”) largo circa 500 m, che a partire dalla fine dell’ultima glaciazione ha modificato fortemente il reticolo idrografico dei torrenti Fago e San Leonardello, dando luogo a valli reincise e/o sospese, deviazioni e catture. Verso sud la Timpa di San Leonardello risulta mantellata da una colata preistorica e da una colata del IX secolo, scomparendo a mare nei pressi di Stazzo; queste due colate laviche si presentano rigettate a loro volta di 5-6 m e di circa 1,5 m, rispettivamente. In quest’area è interessante riscostruire il continuo movimento asismico della faglia grazie all’osservazione di un cancello che mostra un’anta nel blocco rialzato e l’altra anta nel blocco ribassato (v. Fig. 4).
La faglia di S. Leonardello è stata riattivata recentemente, durante i terremoti del 1881, 1920, 1950 e 1989 (I = VIII-IX; M = 4.0-5.1), con rigetti verticali al suolo fino a 50 cm.

Fig. 3 - Veduta aerea da est della scarpata rettilinea (altezza = 25-30 m) della Timpa di San Leonardello dove taglia prodotti del tardo-Wurm. La freccia indica una valle fluviale sospesa a causa dell'attività della faglia.
Fig. 4 - Deformazione di un cancello ubicato a cavallo della faglia di San Leonardello nei pressi di Stazzo

Faccette triangolari lungo la Timpa di Miscarello. La Timpa di Miscarello si estende con direzione NNO-SSE a monte di Macchia di Giarre. Si è formata a causa dell’accumulo dei movimenti lungo una faglia che taglia prodotti vulcanici di 200.000-100.000 anni fa e mostra una scarpata alta fino a 120 m. In corrispondenza di quest’ultima si sviluppano le
cosiddette “faccette triangolari” (v. Fig.5) che indicano una reincisione del reticolo idrografico a causa dell’attività recente della faglia. Questa è stata riattivata infatti durante i terremoti del 1865, 1911 e 1971 (I = VIII-IX; M = 4.1-4.5), con rigetti verticali al suolo tra i 20 e i 70 cm. Verso sud la scarpata si riduce sempre più fino a sparire al di sotto di colate laviche preistoriche e storiche.

Fig. 5 - Veduta aerea da NE della Timpa di Miscarello (altezza =120 m) con evidenti "faccette triangolari" su prodotti vulcanici di 200.000-100.000 anni fa.

 

Taglio trascorrente sinistro lungo la Faglia della Pernicana. La strada provinciale Zafferana-Linguaglossa (S.P. 59), circa 6 km a nord di Sant’Alfio (v. Fig. 6), è tagliata dalla Faglia della Pernicana, orientata circa W-E. Questa faglia, lunga una decina di chilometri, è situata nel versante nord-orientale dell’edificio vulcanico etneo tra il Rift di NE e il sistema di faglie delle Timpe. Mostra movimenti orizzontali (“trascorrrenti”) con rigetto laterale.
Nell’area di osservazione, il movimento trascorrente sinistro, risultato di una serie di deformazioni cosismiche di cui le ultime due (1981 e 2002) ben documentate, è registrato da rigetti di strade, muri e case che ne attraversano il tracciato. In particolare, i muretti laterali della strada, costruiti negli anni 40, mostrano un rigetto cumulativo di circa 1,5 m (v. Fig. 6a). Sia i muretti che l’asfalto stradale sono stati riparati dopo l’ultimo evento sismico del 29/10/2002 (ore 11.02; M=4) che ha causato un rigetto laterale sinistro di 0,4 m seguito da un movimento post-sismico di una ventina di centimetri. Circa 500 m a valle della strada, lungo la traccia della faglia, lo stesso rigetto è stato osservato sui muri di cemento di una casa costruiti negli anni settanta, i quali avevano già registrato un movimento sinistro di circa 0,4 m durante la sequenza sismica del gennaio-ottobre 1981 (M~4). Sia la sequenza sismica del 1981 che quella del 2002 sono state coeve di attività eruttive lungo il Rift di NE e ciò suggerisce una relazione diretta tra l’apertura di fessure eruttive lungo questa zona di
Rift e il movimento cosismico e/o postsismico lungo la faglia della Pernicana. Inoltre, circa 200 m a montedella strada la faglia rigetta di alcuni metri un muro in pietra costruito all’inizio dell’ottocento (v. Fig. 6b). Da allora ad oggi una decina di eruzioni si sono verificate lungo il Rift di NE. I dati raccolti suggeriscono un tasso di movimento di circa 2-3 cm/a negli ultimi 200 anni, velocità circa dieci volte maggiore di quella registrata lungo il sistema di faglie delle Timpe. Ciò è probabilmente da addebitare allo scivolamento gravitativo del versante orientale dell’Etna, limitato verso nord proprio da questa faglia.

 

 

Fig. 6 - Manufatti rigettati dalla Faglia della Pernicana : a) muretto laterale della strada Zafferana-Linguaglossa costruito negli anni 40 e rigettato di 1,4 m (2004). b) Muro dell'800 situato poco a monte della strada, rigettato di 4 m (2006)

Leave a Comment

Articoli correlati