LA SENIA DI VITTORIA

Esempio d'ingegno arabo nella vallata del fiume Ippari

by Maria Carolina Di Maio
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Nei pressi di Vittoria, Comune in provincia di Ragusa, si trova la vallata del fiume Ippari. Questa, tipicamente di origine fluviale, superata la città, diventa ampia con fondo piatto e presenza di abbondanti depositi alluvionali.

La parte bassa della vallata ricade nella Riserva Naturale Orientata “Pino d’Aleppo” e nella ZSC “Vallata del fiume Ippari (Pineta di Vittoria)” Cod. ITA 080003 Rete Natura 2000. Si tratta di un’area ad elevato valore naturalistico dove nei secoli le attività umane si sono integrate e hanno dato vita a sistemi sostenibili dell’uso delle risorse presenti, tra cui l’acqua, che è stata oggetto, in passato, della realizzazione di sistemi irrigui di notevole efficienza.

Quest’area, infatti, è stata, fin dall’antichità, rinomata per le sue coltivazioni di particolare pregio, grazie sia ad un clima particolarmente mite che alla presenza di acqua.

Al fine di utilizzare l’acqua a fini irrigui anche sui terreni situati a maggiore distanza dal fiume, in passato, è stata realizzata una fitta rete di canali e un sistema di irrigazione dei fondi agricoli complesso ma ingegnoso.  Fino a pochi decenni fa veniva attentamente manutentato dai proprietari dei fondi agricoli; attualmente, in alcune zone le canalizzazioni sono in abbandono ed alcune sono ricolme di sedimenti e di detriti vegetali.

Fig. 1 - Senia, particolare

Attraversando la Valle, si succedono varie contrade che danno il nome ai canali che le attraversano. Questi canali o Saie sono stati costruiti scavando la terra e tagliando la roccia a partire dal livello del fiume e mantenendo una pendenza che consentisse lo scorrimento dell’acqua in essi. In particolare, l’acqua del fiume è stata captata mediante uno sbarramento “prisa” ed incanalata nella saia. La parte iniziale del canale è detto “cuoddu”. I canali, lunghi anche parecchi chilometri, alla fine scaricano l’acqua residua a qualche centinaio di metri dal punto di partenza. 

Oltre alla fitta rete di canali, in C. da Castelluccio, è presente un interessante manufatto idraulico di derivazione araba: la Senia di Vittoria.

Detta Senia ha la forma di una torre quadrangolare con finestre ogivali su  due lati.

Sul tetto della struttura, collegato ad un pilastro, era presente, in passato, una struttura in ferro, ora purtroppo trafugata da ignoti, dove veniva agganciata la puleggia ed è ancora visibile un’area circolare dove era aggiogato il mulo/asino che consentiva il movimento degli ingranaggi e il sollevamento delle tazze/secchi.

Fig. 2 - Qanat

Dalla Senia l’acqua veniva inviata, tramite una canaletta (Saia), ad una Gebbia posta a monte dei terreni da irrigare. L’irrigazione dei terreni avveniva con un sistema di canalette prevalentemente in terra che ora non sono più rilevabili.

Nei pressi della Senia, è stato rinvenuto un pozzo a sezione quadrangolare sul cui fondo, oramai asciutto, è visibile un cunicolo che lo collega alla Senia. La morfologia di scavo lo assimila ad un Qanat. Non sono stati rinvenuti altri pozzetti: forse l’acqua captata era una sorgiva presente in passato e oramai prosciugatasi. Probabilmente fungeva sia da pozzo d’ispezione che per prelevare acqua per esigenze giornaliere. 

Solitamente i Qanat sono un sistema di cunicoli sotterranei che convogliavano l’acqua da una fonte, verso i campi coltivati, tipico dell’epoca araba. Questi sistemi, detti “qanat” o “karez“, erano fondamentali per assicurare l’approvvigionamento idrico in zone aride e semiaride.  

Essi consentivano di effettuare la captazione delle risorse idriche disponibili; con una debolissima pendenza (0.3-0.5%) e, partendo da una fonte idrica, raccoglievano per infiltrazione le acque delle falde sotterrane e, per mezzo della gravità, la trasportavano verso le aree agricole destinatarie. 

Fig, 3 - Schema di Qanat - Antinoro 2002

La costruzione della Senia di Vittoria risale probabilmente all’inizio del 1800 ma la tecnologia utilizzata si rifà ai sistemi d’irrigazione che gli Arabi introdussero durante la dominazione araba della Sicilia e continuarono ad essere utilizzati anche successivamente nel periodo della dominazione Normanna

Gli Arabi conquistarono la Sicilia nel IX secolo d.C.  e vi rimasero per quasi trecento anni. Essi portarono nuove conoscenze e rivoluzionarie tecniche in tutti i campi. In agricoltura furono fortemente innovativi per quanto riguarda l’irrigazione dei terreni. Una delle innovazioni fu la Senia, che serviva ad attingere acqua da pozzi.

In pratica, si trattava di una torre, posta su un ampio pozzo dove arrivava l’acqua tramite il Qanat, su cui veniva installata una macchina di legno costituita da un nastro trasportatore verticale (una fune) teso fra due tamburi rotanti e munito di numerose brocche (quartari); queste, arrivate in fondo, si riempivano d’acqua e risalivano versando il loro contenuto in un’ampia vasca (gebbia). Il movimento rotatorio veniva generato da un animale da soma (asino o mulo) legato ad una trave orizzontale direttamente collegata alla senia. L’animale, bendato, girava attorno al pozzo in continuazione e, grazie ad un sistema di ruote dentate, faceva ruotare i tamburi e quindi la fune con le brocche. Si trattava di un ingegnoso sistema per procurarsi dell’acqua in grande quantità con basso consumo di tempo e di energie. 

Questo sistema di sollevamento dell’acqua è di chiara origine araba ed è tuttora in uso presso alcuni pozzi del Maghreb

Il termine dialettale senia deriva dall’arabo sàniya (ruota idraulica). 

Fig. 4 - Schema funzionamento senia - Antinoro 2002

A partire dalla seconda metà del 1800, a seguito della rivoluzione industriale, gli ingranaggi in legno delle senie cominciarono a essere sostituiti, in un primo tempo, da ingranaggi in ferro assemblati a livello artigianale, fino ad essere rimpiazzati con ingranaggi in ghisa, con ruote dentate coniche, prodotti e assemblati presso officine industriali. Successivamente le senie a trazione animale furono sostituite da pompe idrauliche a stantuffo, azionate da macchine a vapore. 

Queste ultime consentirono il sollevamento di volumi maggiori di acqua a quote più alte e da falde più profonde, e posero la premessa per l’ampliamento delle superfìci irrigue e la creazione di comprensori serviti da particolari reti di sollevamento e distribuzione, caratterizzate dalla presenza di vere e proprie installazioni di pompaggio dal sottosuolo, definite localmente macchine d’acquache sollevavano il liquido su strutture in elevazione, denominate torri d’acqua

La facilità d’irrigare i terreni permise la realizzazione di lussureggianti giardini. Ancor oggi in qualche parte della Sicilia per indicare un giardino si dice senia. Da senia deriva il verbo siniari che significa lavorare in modo pesante e monotono; Sceccu di senia è detto colui che è sottoposto a lavori duri, sempre uguali e mal remunerati.

Nella vallata del fiume Ippari il sistema di irrigazione è costituito da canali, saie ed altre strutture, si potrebbe ipotizzare un Khandak, cioè un sistema di canali utilizzato per la derivazione dell’acqua da corsi d’acqua e per l’irrigazione di terreni, inclusi quelli terrazzati e scoscesi.

Lo schema generale del sistema d’irrigazione consta dei seguenti passaggi:

    • captazione delle acque superficiali fluviali e il trasporto in superfìcie tramite le prise;
    • sollevamento delle acque sotterranee per mezzo delle senie; 
    • accumulo in grandi vasche (ggebbie e gurghe); 
  • suddivisione in quote con gli ggibbiuna e i risittaculi
  • trasporto attraverso fitte reti di canali superficiali (saie) e/o condotti forzati (catusi e nturciuniatt); 
  • distribuzione alle colture per mezzo di una fitta trama di canaletti in terra (cunnuttì) e di aiuole (casedde), suddivise ulteriormente da tumuli (wattalì) in modo tale che l’acqua scorra quanto più possibile in superficie.

Si tratta di una tecnica che ha contribuito alla rivoluzione agraria in alcune zone della Sicilia, permettendo la coltivazione di terreni precedentemente abbandonati.

La differenza tra i Qanat ed i Khandak è che, quest’ultimi prendono l’acqua dai corsi d’acqua superficiali, mentre i primi prelevano l’acqua dalla falda sotterranea.

Il modello schematico del sistema d’irrigazione nella Vallata del fiume Ippari, in cui si rinviene la Senia di Vittoria, è in parte, tuttora visibile.

Fig. 5 - Contesto generale

In sintesi, nella valle dell’Ippari venne realizzato un sistema irriguo che per moltissimo tempo ha consentito a quest’area di essere fertile e rinomata per le sue produzioni agricole.

Il sistema si basa sulle metodologie messe a punto dagli Arabi durante la dominazione della Sicilia e trasmesse di generazione in generazione fino ad oggi. 

La conoscenza delle tecniche e delle strutture realizzate in passato per migliorare i sistemi d’irrigazione è un patrimonio culturale che non può essere disperso e deve essere divulgato e tutelato in quanto il rischio concreto è di perderne definitivamente la memoria. 

In copertina: Senia di Vittoria

BIBLIOGRAFIA

  • Massimo Pizzuto Antinoro ( 2002) – Gli Arabi in Sicilia e il modello irriguo della Conca d’Oro – Regione Siciliana – Ass. Agricoltura e foreste – IX Servizio regionale.
  • S. Boccuti, A. Ferrari, G. Pingue, E. Di Luzio: 2022 – QANAT, una tecnologia del passato, una risorsa per il futuro: riferimenti storici, aspetti socio-economici e repertorio tipologico – Archeologia e Calcolatori 33.2.

 

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