IL GIGLIO DI MARE: UN CANDIDO PIONIERE ALLA FOCE DELL’IRMINIO

La Riserva Naturale Speciale Biologica in Provincia di Ragusa come uno scrigno straordinario custodisce un tesoro prezioso

by Maria Carolina Di Maio
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In Sicilia, nella provincia di Ragusa, alla foce del fiume Irminio, si trova un piccolo gioiello della Natura: la Riserva Naturale Speciale Biologica “Macchia foresta del fiume Irminio”.

Si tratta di un piccolo lembo di costa dove le dune si sono mantenute in uno stato di naturalità che non si rinviene in altri tratti della costa ragusana. 

In destra idraulica si trova un complesso di dune ben strutturate ricoperte da una fitta vegetazione. Si tratta del cordone dunale ricoperto dalla “Macchia foresta” costituito da esemplari notevoli di Ginepro coccolone e Lentisco che nei secoli (si suppone che alcuni esemplari abbiano la presumibile età di 400 anni) hanno trattenuto la sabbia e formato imponenti dune consolidate.

 La Riserva è caratterizzata sia dalla presenza di questa antica foresta sulle dune e dal corteggio di specie vegetali che caratterizzano l’habitat prioritario 2250* che per la presenza alla foce del fiume Irminio del tipico habitat ripariale con il corteggio di specie vegetali e di svariati animali, uccelli in particolare, stanziali e/o migratori, che catturano i fruitori per la loro bellezza.

In questo contesto paesaggistico e di tutela è presente il Giglio di Mare: Pancratium maritimum L.; gli esemplari di questa pianta si rinvengono lungo il litorale sabbioso sia dove iniziano a formarsi le dune che sulle stesse dune. Fa parte, quindi, delle specie che colonizzano le dune non consolidate, ma spesso si spinge verso l’entroterra, occupando anche le prime dune fisse. Questa specie è presente sulle spiagge della costa ragusana, soprattutto quelle che presentano una maggiore naturalità. 

Una leggenda narra che Era, mentre allattava Ercole, figlio avuto da Zeus, avesse perduto delle gocce di latte. Una parte di queste gocce schizzarono verso in cielo creando la Via Lattea, mentre altre gocce caddero sulla sabbia, e nacquero i gigli.

Questo splendido fiore appartiene ad una pianta perenne e bulbosa della Famiglia delle Amaryllidacae

Nome comune  : Giglio di mare, Narciso marino

Nome comune dialettale : Gigghiu marinu

Nome scientifico specie: Pancratium maritimum L.

Esternamente la pianta ha la forma di un cespo con foglie nastriformi verdi, con apice ottuso e ripiegate a doccia.

Foto 1 -  Pianta di Pancratium maritimum L.

L’altezza della pianta varia da 20 cm a 50 cm ed ha un bulbo sotterraneo. 

Si tratta di una pianta monocotiledone, cioè quando il seme germoglia produce una sola fogliolina.

Di solito si trova in posizioni riparate, soleggiate e calde in terreni ben drenati e sabbiosi. In inverno la parte aerea della pianta si dissecca e il bulbo rimane quiescente sotto la sabbia. 

Durante la primavera riprende l’attività vegetativa e in estate produce una infiorescenza con 5-10 fiori di colore bianco e profumati. Il fiore ha solo tepali in quanto non c’è distinzione tra petali e sepali.

La fioritura avviene, di solito, da luglio a settembre. Il profumo dei fiori si avverte soprattutto nelle ore serali e notturne.

Foto 2 - Fiore di Pancratium maritimum L.

Si tratta di un fiore ermafrodita che produce una capsula con molti semi di colore nero. Il seme è situato all’interno di una massa sugherosa e leggerissima. In tal modo la pianta può effettuare un tipo di disseminazione particolare: infatti, i semi, giunti a maturazione nel mese di ottobre, con le prime mareggiate vengono trascinati dall’acqua e galleggiando vengono distribuiti lungo i litorali. In considerazione di questa modalità di disseminazione si dice che questa pianta riesce a navigare.

La stessa tecnica viene anche attuata da altre specie vegetali, come ad es. la noce di cocco. I bulbi del Giglio di mare sono tossici per l’Uomo, in caso di ingestione, poiché contengono  sostanze quali licorina ed alcaloidi che determinano vomito e diarrea.

Spesso sulle foglie lanceolate del Giglio di mare  è possibile osservare un bruco bianco e nero. Si tratta dello stadio larvale della falena Brithys crini pancratii.

Foto 3 - Bruco del Pancrazio

L’areale della specie comprende tutte le regioni mediterranee, le Isole Canarie , le coste atlantiche del Portogallo, le rive del Mar Morto e del Mar Nero. 

In Italia si rinviene lungo le coste sabbiose e dunali del Mar Tirreno, Mare Adriatico, Mare Ionio e lungo le coste di Sardegna e Sicilia, dove cresce spontaneamente.

Nell’area protetta la specie è ben rappresentata e costituisce un elemento di pregio. Tuttavia, essa è particolarmente delicata e la diminuzione della sua presenza diventa sintomo di un malessere maggiore: la riduzione del suo habitat. 

Ciò, in quanto la riduzione di una specie si associa a quella del suo habitat e pertanto, non rinvenire il giglio di mare significa che il suo habitat ha subito una forte aggressione, o naturale, ad esempio a causa di forti mareggiate, od antropica, come, ad esempio, avviene nelle aree soggette a balneazione.

Il Giglio di mare ha un altro nemico: il suo stesso aspetto. Infatti trattandosi di un fiore bello e profumato molte persone sono indotte a raccoglierlo, a scopo di puro piacere, contribuendo in tal modo a mettere in pericolo la sua presenza nell’habitat.

Per quanto detto, appare ovvio e necessario che questa specie debba essere tutelata e salvaguardata per la funzione prioritaria che svolge a tutela degli habitat dunali anche nelle aree limitrofe alla Riserva ed a ciò contribuisce anche la corretta divulgazione con le principali informazioni sulle specificità di questa piccola pianta colonizzatrice delle spiagge.

 

In copertina:  Macchia foresta  nella Riserva Naturale Speciale Biologicadel Fiume Irminio
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