Il territorio dei Monti Iblei settentrionali è geologicamente caratterizzato dalla compresenza di rocce di origine sedimentaria e vulcanica, il cui contrasto cromatico crea un particolare effetto visivo agli occhi del visitatore. In questa sede ci soffermeremo sulle seconde, che coprono una vasta area che si estende, grosso modo, da Monte Lauro fino a raggiungere la Piana di Catania a nord e il Mar Ionio a nord-est. Sono state quattro le fasi eruttive verificatesi nel tempo a partire dal Triassico superiore, ma i prodotti più antichi che ritroviamo in affioramento sono relativi alla terza fase e datano al Cretaceo superiore (circa 80-70 milioni di anni fa), seguiti da quelli della quarta e ultima fase che dal Miocene superiore arriva al Pleistocene inferiore (più o meno tra 11 e 1,5 milioni di anni fa).
Il differente chimismo ma anche gli stili eruttivi hanno creato delle tipiche strutture nelle rocce, che ci parlano così del loro ambiente di formazione. Le diffuse vulcanoclastiti, ad esempio, sono dei prodotti di attività idromagmatica, cioè un tipo di vulcanismo dal carattere esplosivo dovuto all’interazione tra magma e acqua. Essa causa la frantumazione e il conseguente processo di vetrificazione della roccia espulsa a causa del rapido raffreddamento a contatto con l’acqua. Gli affioramenti del Miocene superiore forniscono tra i migliori esempi di questo tipo di vulcanismo. A cominciare dalle brecce d’esplosione, che contengono frammenti ignei ma anche carbonatici che furono strappati dal magma in risalita nei condotti vulcanici, per proseguire con dei livelli di ceneri e lapilli dall’abbondante frazione calcarea e irregolarmente stratificati, che diventano sempre più piano-paralleli man mano che ci allontaniamo dagli antichi centri eruttivi (Fig. 1). La presenza di un’elevata componente calcarea negli affioramenti denota il tipo di substrato da cui emersero le antiche lave.
Un’altra tipologia di prodotto eruttivo che possiamo ammirare è la lava a cuscino (pillow lava in lingua inglese). E’ una conformazione tipica del vulcanismo sottomarino che porta alla formazione di blocchi rotondeggianti, espulsi dal flusso lavico in seguito alla sua fratturazione. Su ciascun cuscino, a causa del contatto con l’acqua, si forma una crosta vetrosa di colore nero per via del rapido raffreddamento, che isola il blocco permettendogli di solidificare lentamente all’interno (Fig. 2-3). I cuscini caratterizzano eruzioni basaltiche non esplosive, in cui il peso stesso della colonna d’acqua permette alla lava di effondere più tranquillamente.
Talvolta i cuscini li ritroviamo immersi in una roccia incoerente e spesso stratificata di colore giallo-marrone denominata palagonite. Il nome le fu attribuito nel 1845 dal geologo tedesco Sartorius von Waltershausen in omaggio all’abitato di Palagonia, nei pressi del quale si ritrova in abbondanza (Fig. 3 e 4). Essa si forma per alterazione del vetro basaltico formatosi in eruzioni subacquee. Abbondanti coperture di palagonite si ritrovano nel settore più settentrionale, interessato dalle eruzioni più recenti.
I prodotti vulcanici formatisi in ambiente subaereo sono costituiti, invece, da colate basaltiche tabulari, talvolta a fessurazione colonnare, di colore grigio o marrone per alterazione superficiale, molto diffuse nella quarta e ultima fase eruttiva. I basalti colonnari si possono formare per graduale raffreddamento della lava, che si contrae producendo delle fratture che dall’esterno si propagano verso l’interno, formando delle colonne come risultato finale della ripartizione delle tensioni interne. I poligoni che ne derivano possono avere sezione esagonale, ma più spesso sono irregolari a causa di differenti fattori che possono influenzare la massa lavica in raffreddamento (Fig. 5).
I basalti presentano talvolta una conformazione sferoidale, la cosiddetta desquamazione cipollare, dovuta a un processo di alterazione, successivo alla messa in posto, che si manifesta con una esfoliazione della roccia secondo superfici concentriche (Fig. 6). Non va confusa con la lava a cuscino, avendo con questa in comune solo l’aspetto sferoidale.
Le coperture basaltiche più recenti appaiono erose dai corsi d’acqua, che hanno scolpito delle valli talvolta profonde. In una di queste, nel superare un gradino di dura roccia basaltica, le acque hanno dato vita alle spettacolari cascate del fiume Ossena, uno degli angoli più suggestivi di questo territorio.
Oggi le vulcaniti iblee costituiscono un substrato ideale per molte specie di piante appartenenti alla macchia mediterranea. Discrete estensioni di Quercus suber (quercia da sughero) occupano i suoli vulcanici nei pressi di Buccheri, Villasmundo e Sortino. In passato venne appositamente impiantata e diffusa per la commercializzazione del sughero, adattandosi perfettamente alle condizioni pedoclimatiche dell’area. In particolare esiste, nel territorio di Buccheri, un esemplare ultracentenario di ben 15 metri di altezza e con una chioma del diametro di 17 metri (Fig.7).
E’ stata una grande notizia in ambito floristico l’individuazione in anni recenti, in due piccoli impluvi tra le vulcaniti, di una pianta relitta della flora dell’era terziaria, la Zelkova sicula. Il genere era creduto estinto nel territorio italiano da almeno 31.000 anni a causa delle glaciazioni avvenute in era quaternaria (Fig. 8).
Attualmente è inserita nella Lista Rossa della IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) come specie “gravemente minacciata” di estinzione. Ad oggi nessun intervento di protezione legale è stato realmente intrapreso.
Completo questa breve rassegna con la consapevolezza che l’area degli Iblei settentrionali abbia molto da dire da un punto di vista scientifico e naturalistico. Molti terreni, un tempo utilizzati a scopo agricolo, sono oggi incolti e destinati al solo pascolo, o peggio ancora ridotti all’abbandono e talvolta al deposito abusivo di rifiuti. Sarebbe opportuna una rivalutazione del territorio, accrescendone gli spazi tutelati e dando la possibilità a studenti, turisti e semplici curiosi di poter usufruire di sicuri percorsi naturalistici.
BIBLIOGRAFIA
LENTINI F., CARBONE S., GEOLOGIA DELLA SICILIA – II – IL DOMINIO D’AVAMPAESE – 1995
MORREALE F., ALBERI MONUMENTALI DELLA SICILIA – CENSIMENTO NELLA PROVINCIA DI SIRACUSA – 2007

1 comment
Salve, ho fatto un sito sulla Sicilia-vulcanica.
Ho messo una foto di roccie vulcanique giù verso Monte Lauro e vi sono 2 teste d’elefanti.