DALLE MACERIE DI OCCHIOLA’ ALLA CITTA’ ESAGONALE

La storia di Grammichele dopo il terremoto del 1693

by Ilaria Sileci
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Ciò che più si conosce sulla città di Grammichele, in provincia di Catania, riguarda un evento infausto ma necessario per la sua storia: il terremoto del 1693, che distrusse gran parte degli abitati della Sicilia sud-orientale. Il sisma rase al suolo anche il borgo medievale di Occhiolà, i cui ruderi che fanno parte dell’area che venne istituita Parco Archeologico nel 1996, distano appena due chilometri dalla città di Grammichele, nota per la sua urbanistica esagonale.

Nei momenti postumi alla distruzione della piccola città medievale disposta in direzione nord-sud sul sistema collinare di Terravecchia, il caos e la disperazione facevano da padroni in uno scenario altrettanto complicato. La maggior parte degli edifici principali del borgo andarono distrutti, il terreno argilloso e ripido (tra i fattori che contribuirono alla totale devastazione) non fu più considerato adeguato per la ricostruzione del sito e l’impatto emotivo della perdita di una buona fetta della popolazione occhiolese (1516 morti su circa 3000) non permise ai sopravvissuti di ovviare tempestivamente alle conseguenze della tragedia.

Ribattezzare una città morta, conferirle un nuovo nome e una storia sembrò un’impresa per cui il dotto Carlo Maria Carafa non si era certamente preparato, ma il cui successo rappresentò quel momento della sua vita che lo hanno reso caro, per sempre, ai cittadini della nuova Grammichele

Il principe di Butera e barone di Occhiolà Carlo Maria Carafa attuò un’ opera di rifondazione del sito distrutto a pochi chilometri dall’originaria collocazione. Animato dai suoi studi umanistici e dalla passione per le meridiane, insieme all’architetto che ne eseguì il tracciato Fra Michele da Ferla, realizzò l’impianto della nuova Occhiolà che chiamò “Grammichele” sia in onore di San Michele, che diverrà patrono della nuova città insieme a Santa Caterina d’Alessandria (patrona della distrutta Occhiolà) sia in ripresa della toponomastica del nuovo feudo che ospiterà il sito esagonale: Gran Miceli.

L'architetto e gli operai nella realizzazione del nuovo impianto esagonale ritratti nell'opera di Luigi Gismondo del 1996 (foto dell'autrice)
Particolare dell'architetto Michele Da Ferla nell'atto di tracciare una bozza della pianta esagonale nell' opera di Luigi Gismondo del1996 (foto dell'autrice)

FUGA DA OCCHIOLÀ

All’indomani dal terremoto, il 12 gennaio 1693, i superstiti si divisero in due gruppi principali, ognuno diretto in luoghi di riparo differenti. Il gruppo più cospicuo fu capeggiato da don Francesco Micciardo, arciprete della chiesa madre di Occhiolà, che allertò tempestivamente sulla disperata situazione il feudatario Carlo Maria Carafa. Quei sopravvissuti avevano individuato come loro riparo, il bosco di Pietro Pisari in territorio di Caltagirone, un’area che fuoriusciva dal feudo del loro principe, fattore che avrebbe potuto comportare un annullamento del vincolo vassallatico. Di conseguenza il barone una volta venuto a conoscenza degli effetti del disastro ed esortato dai resoconti di figure che aveva mandato per compiere sopralluoghi nella zona terremotata, decise di andare in soccorso al popolo martoriato. Venne così scelta un’ area in cui far confluire tutti i superstiti occhiolesi (compreso chi si era disperso ancora più in lontananza) e a questi garantì il sostentamento necessario in attesa della definitiva ricostruzione.

 

Occhiolesi in fuga da Occhiolà riratti nell'opera di Luigi Gismondo del 1996 (foto dell'autrice)

LA RINASCITA ESAGONALE

Il 18 aprile 1693, ad appena tre mesi dalla violenta scossa del fatidico 11 gennaio, Carlo Maria Carafa inaugurò la nuova città di Grammichele con un solenne rito fondativo. L’idea di un nuovo impianto urbanistico di forma esagonale, dalle geometrie perfette e finalizzate a una fuga più regolare e immediata in caso di calamità, è il risultato degli studi e anche della sensibilità del principe.

Il nucleo centrale della nuova disposizione urbanistica è rappresentato infatti dalla piazza a forma di esagono, che fece da palcoscenico al momento celebrativo di fondazione, da cui si originano altrettanti sei esagoni concentrici, attraversati da tre assi viari principali che definiscono sei sestieri. Su ogni lato esterno dell’impianto esagonale si individuano altrettanti sei borghi di forma rettangolare al cui interno sono ubicate delle piazze quadrate. Sia i sestieri che i borghi sono intitolati a Santi. Attualmente la piazza di Grammichele è intitolata al suo fondatore.

Panoramica della facciata della chiesa madre di Grammichele con insegna dell'intitolazione alla piazza.
Panoramica della facciata della chiesa madre di Grammichele con insegna dell'intitolazione alla piazza (foto dell'autrice)

Di seguito il disegno dell’impianto urbanistico realizzato per la mini-serie prodotta dal liceo artistico Libertini del comune di Grammichele.

Impianto urbanistico della città , tratto dalla mini-serie prodotta dal liceo artistico Libertini di Grammichele

GRAMMICHELE, LA CITTA’ IDEALE

La storia di Grammichele si spiega come l’esistenza di una moneta: gli eventi che la definiscono sono facce opposte ma della stessa medaglia. Carlo Maria Carafa ne è stato l’abile coniatore che ha fatto da tramite tra l’antico e il moderno, il distrutto e il ricostruito, tra l’inadattabilità al colle franoso e la regolarità del nuovo impianto urbanistico.

Grammichele è la città ideale, che come una fenice ha preso fuoco poco prima della morte, ma è rinata esagonale e perfetta dalle sue stesse ceneri. 

 

BIBLIOGRAFIA

  • Palermo G. 2011, La città perfetta, pp.1-270.
  • Amato A. 2001, Occhiolà indagine tra memorie storiche e tradizione, Libroitaliano, pp. 35-37; 44-48.
  • Gismondo L. 2014, Da Occhiolà a Grammichele fasti e nefasti, pp. 20-24.
  • Comune di Grammichele 2000, il parco archeologico di occhiolà e la valle dei Margi, pp. 7-34.

SITOGRAFIA

    • Mini-serie prodotta dal liceo artistico Libertini del Comune di Grammichele:https://www.youtube.com/watch?v=P21cT5wnWNY&t=445s

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